Report di Luglio 2025 – Api in bilico tra caldo e varroa: raccolti salvati dalla melata, castagno assente?

Andamento climatico tra giugno e luglio

L’estate 2025 si sta confermando come una delle più calde degli ultimi anni. Dopo un giugno già segnato da temperature ben sopra la media stagionale, luglio ha visto un ulteriore aumento termico con giornate torride e valori che hanno spesso superato i 35°C. Tuttavia, è importante sottolineare come il mese di giugno e la prima settimana di luglio siano stati preceduti da precipitazioni primaverili abbondanti e da un inizio estate che ha beneficiato di un clima più instabile e umido. 

Queste condizioni hanno preservato in parte la vegetazione e offerto un certo equilibrio idrico, fondamentale per le fioriture e le bottinature.

Nella seconda settimana di luglio le pioggie prime e temperature più miti hanno dato tregua a api e apicoltori, questi ultimi hanno ne hanno approfittato per posizionare i trattamenti evaporanti.

Effetti sulle colonie

Le buone piogge primaverili, seguite da un inizio estate non immediatamente arido, hanno consentito alle colonie di svilupparsi numericamente e di affrontare con una certa forza l’arrivo del caldo. Tuttavia, il susseguirsi di giornate torride ha favorito l’aumento della pressione della varroa, già segnalata in crescita nei mesi precedenti. Anche grazie al monitoraggio nazionale promosso da UNAAPI, è stato possibile rilevare come il livello di infestazione fosse ben sopra la media stagionale, con valori critici già a inizio luglio in numerosi apiari della regione. Questo ha portato molte aziende apistiche a ripensare la propria strategia sanitaria, anticipando i trattamenti estivi per evitare spopolamenti e contenere i danni nelle colonie più deboli o già stressate dal caldo.

 

Le colonie più fragili hanno mostrato segni di sofferenza: rallentamento della deposizione, minore estensione di covata e riduzione dell’attività bottinatrice nelle ore centrali del giorno. L’adozione tempestiva di misure sanitarie sta facendo la differenza tra famiglie in grado di completare la stagione con un certo vigore e quelle che rischiano un collasso anticipato.

Produzioni: tra melata e delusione del castagno

Dopo una primavera deludente per l’acacia, il recupero produttivo è arrivato soprattutto grazie alla melata, che si è presentata in modo discreto nelle zone collinari e in pianura già dalla metà di giugno. Le condizioni meteorologiche favorevoli, assenza di prolungata siccità, caldo crescente, hanno permesso un buon sviluppo di afidi e cocciniglie, portando a raccolti di melata interessanti per molte aziende, specie in areali dove la produzione era assente da anni.

Un’altra notizia rilevante è l’arrivo anticipato della melata di abete, segnalata in alcune aree montane già prima della conclusione del castagno. Sebbene il flusso sia stato debole e discontinuo, ha comunque riacceso l’interesse per un miele raro e molto apprezzato. L’auspicio è che, con l’attenuarsi delle temperature e una maggiore escursione termica notturna, la melata di abete possa riattivarsi dopo la fine del castagno, offrendo nuove opportunità di raccolta in alta quota.

La vera nota negativa del mese resta però il flop della fioritura del castagno, che dopo 6-7 anni di produzioni stabili e discrete, ha deluso le aspettative. Sebbene la fioritura si sia sviluppata regolarmente, le temperature elevate durante la fase di massimo rilascio di nettare e la bassa umidità relativa hanno probabilmente compromesso l’offerta nettarifera. I raccolti sono stati modesti, mescolate ad altre essenze e frammentati, con risultati assai deludenti anche in zone normalmente vocate.

 

Conclusioni

Luglio chiude con luci e ombre: buoni raccolti di melata e prime soddisfazioni sull’abete hanno permesso di recuperare parte delle perdite primaverili, ma l’assenza del castagno pesa sull’economia di molte aziende. In apiario, l’attenzione deve restare alta sul fronte sanitario, con particolare riferimento alla varroa e alla forza delle colonie, in vista dell’organizzazione dei trattamenti estivi. Il meteo ci ha dato una breve tregua a inizio luglio, ma le prospettive per agosto sono nuovamente torride. Con un po’ di fortuna e strategia, potremmo però avere un nuovo flusso di melata.

Report Giugno 2025 – Dopo un maggio instabile ecco l’estate

Meteo

Il mese di maggio in Toscana si è caratterizzato per un clima altalenante: frequenti episodi di instabilità, alternati a giornate miti, hanno definito una stagione primaverile tutt’altro che lineare.

Le temperature sono rimaste generalmente in linea con le medie stagionali, con massime intorno ai 25–28°C, ma i frequenti passaggi perturbati, in particolare nella seconda decade del mese, hanno limitato le occasioni di bottinatura per le api.

Le precipitazioni, a tratti abbondanti, hanno interessato gran parte del territorio regionale, con accumuli significativi in collina interna, Mugello, Valdarno e costa tirrenica.

L’inizio di giugno ha visto un progressivo ritorno del bel tempo, con un aumento delle temperature fino ai 30–32°C nelle zone interne e una generale diminuzione delle piogge.

Tuttavia, il passaggio dal clima primaverile a quello tipicamente estivo è avvenuto in modo graduale, senza i veri picchi di calore improvvisi verificati negli ultimi anni.

Stato delle colonie

Le colonie hanno superato maggio con condizioni sanitarie generalmente buone, ma non mancano casi con scorte limitate nel periodo tra la fine della fioritura dell’acacia e le nuove produzioni di inizio estate. Questo ha provocato un rallentamento della covata specie in bassa collina dove questo gap è durato diversi giorni.

La sciamatura è rimasta contenuta, favorita da un avvio lento della stagione e da condizioni meteorologiche che non hanno spinto eccessivamente le colonie alla congestione. Purtroppo ad inizio giugno la sciamatura è ripartita in molte zone in modo più violento favorita dallo stabilizzarsi delle alte temperature e da un flusso di nettare non enorme ma costante.

Anche nella seconda settimana di giugno non mancano segnalazioni di sciami da parte dei cittadini in molti centri urbani toscani.

Produzioni

La fioritura dell’acacia, già compromessa in aprile, non ha migliorato la sua resa nel mese di maggio: tra piogge frequenti e fasi alterne di sole, il raccolto si è confermato scarso in gran parte della regione, con qualche eccezione in medio alta collina dove le condizioni favorevoli sono coincise con la piena fioritura.

Proprio a causa di questa intermittenza di raccolto in molte zone il miele raccolto è risultato un’acacia spesso mescolata ad altri nettari e con umidità superiore al 18%.

Complessivamente le medie si aggirano sul melario scarso, con valori migliori nelle zone particolarmente vocate della Garfagnana e della provincia di Pistoia e peggiori nelle province di Prato, Firenze e Arezzo.

In conlusione le produzione di Acacia è stata scarsa con punte di raccolto massime discrete solo in piccole zone, un risultato dunque non positivo ma senza dubbio migliore degli ultimi 2 anni.

La fioritura del tiglio sta andando verso la fine nelle città (Firenze, Prato, Pistoia) e sebbene abbia potuto godere della pioggia in pre fioritura sta pagando al momento il caldo eccessivo: la raccolta è in corso con importazioni giornaliere più che discrete ma le produzioni migliori sono attese solo laddove le colonie avranno superato la prima metà di giugno in buone condizioni di forza.

Al momento grazie alle precipitazioni passate le fioriture di prato, il rovo, l’ailanto stanno fornendo nettare e non mancano le importazioni di melata in bassa collina.

In collina bassa sta iniziando l’importazione di polline di castagno, segno che sta per partire la fioritura dei firoi femminili contenenti nettare.

La produzione di miele di castagno sembra promettere bene grazie alla disponibilità idrica accumulata nei mesi precedenti.

Criticità

Il carico di varroa, già segnalato a maggio in alcuni apiari, sta lentamente aumentando. I tecnici consigliano di iniziare fin da ora a programmare i trattamenti estivi, soprattutto negli apiari che hanno mostrato debolezza o sintomi riconducibili a virosi.

Conclusione

Giugno si apre sotto il segno della speranza, ma anche della cautela.

La stagione apistica 2025 ha visto un inizio più promettente rispetto agli anni precedenti, ma l’instabilità di maggio ha impedito di raccogliere alte produzioni.

Le fioriture estive saranno decisive: con un giugno stabile e un’attenta gestione degli alveari, si potrà ancora salvare la stagione.

La priorità resta la salute delle colonie, il controllo della varroa e l’adeguata valutazione delle scorte.

Report prime considerazioni sul raccolto di acacia – La sfortuna è cieca ma sulla Robinia ci vede benissimo

Negli ultimi cinque giorni, la Toscana è stata investita da una fase di maltempo piuttosto intensa.

Il 5 maggio, infatti, è stata diramata un’allerta arancione per rischio idrogeologico e temporali, con precipitazioni eccezionali in alcune aree: Canneto (Pisa) ha registrato ben 112 mm di pioggia in sole sei ore, Gaiole in Chianti (Siena) ha toccato quasi 45 mm nel pomeriggio, e Casaglia, vicino Borgo San Lorenzo (Firenze), ha accumulato circa 60 mm in giornata.

Il 6 maggio la situazione è leggermente migliorata, con un’allerta gialla, ma i rovesci sparsi hanno continuato a interessare soprattutto le zone interne.

Le temperature, nel frattempo, sono rimaste sotto la media del periodo.

Per i prossimi giorni (7-10 maggio), le previsioni del Consorzio LaMMA parlano di cieli nuvolosi, rovesci locali e un lento rialzo delle temperature, mentre nella seconda metà del mese (12-25 maggio) l’Aeronautica Militare prevede una progressiva riduzione delle piogge e un graduale ritorno a temperature più consone alla stagione, specialmente verso fine maggio.

Sul fronte fenologico, il bollettino IPHEN del 2 maggio ci offre uno spaccato interessante sulla situazione della Robinia pseudoacacia (acacia): le osservazioni in Toscana indicano che la pianta si trova in una fase avanzata del ciclo fenologico, con molte piante ormai prossime alla piena fioritura (stadio BBCH 61-65, corrispondente all’apertura dei fiori).

Sebbene questo quadro meteorologico non sia dei più promettenti, la fioritura di robinia in medio-alta collina era in fase di partenza e pertanto non tutti i fiori in procinto di sbocciare sono stati danneggiati.

Purtroppo, già prima del maltempo, molte piante mostravano un aspetto marcatamente foglioso a discapito della fioritura, e questo, unito ai fiori caduti a causa dei temporali, rende la disponibilità nettarifera al minimo.

Tuttavia, non mancano alcune colonie che già a cavallo tra aprile e maggio erano riuscite a raccogliere discreti quantitativi di acacia e, sebbene la situazione generale sia tutt’altro che rosea, non tutto sembra essere perduto.

Per gli apicoltori, quindi, si tratta di un momento delicato, sicuramente non positivo, ma non del tutto privo di speranze: sarà importante monitorare attentamente le scorte negli alveari, valutare negli areali più sfortunati eventuali nutrizioni di sostegno e approfittare delle finestre di bel tempo che si apriranno nella seconda metà del mese per recuperare almeno in parte la stagione.

Report inizio maggio – Primavera “normale”, ma l’acacia?

È iniziata la stagione apistica 2025 con una primavera caratterizzata da temperature miti e da una continua alternanza tra precipitazioni e giornate assolate.

Per fortuna, sono mancate le gelate di inizio aprile, che sempre più spesso negli ultimi anni avevano compromesso le produzioni di miele primaverili.

Una primavera quindi dalle sfumature più “normali”, senza fenomeni termici estremi né in senso freddo né caldo, ciò ha favorito un buon sviluppo delle colonie e ha permesso alle aziende di produrre miele già nei primi raccolti pre-acacia.

Nelle zone vocate all’erica e al ciliegio sono stati prodotti discreti quantitativi di miele, perlopiù millefiori, spesso con una buona presenza di queste essenze.

Non mancano le aziende che, soprattutto in collina, hanno prodotto mediamente un melario per alveare: un risultato che mancava da tempo in molte aree.

La sciamatura è stata presente, ma senza raggiungere livelli preoccupanti; le basse temperature notturne e una primavera partita in modo più graduale hanno permesso di contenere questo fenomeno, consentendo una gestione relativamente serena degli apiari.

E l’acacia?

La fioritura dell’acacia è partita leggermente in ritardo rispetto agli ultimi anni, proprio a causa di un inizio stagione privo di picchi di caldo eccessivo, nonostante l’inverno avesse registrato temperature elevate. L’aspetto dei fiori di acacia, soprattutto in pianura, non è risultato particolarmente vistoso: molte piante hanno sviluppato abbondante fogliame a scapito della fioritura, segnale possibile di stress pregresso.

La situazione è stata ulteriormente complicata dalle piogge insistenti di fine aprile che, in molte zone di pianura, hanno compromesso il primo raccolto di acacia.

In collina e nelle aree più riparate, dove le precipitazioni sono state meno intense o più frammentate, la situazione sembra più favorevole, ma sarà necessario attendere ancora qualche giorno per avere un quadro completo delle rese.

Conclusione

Un inizio di stagione graduale, senza gelate e senza eventi climatici estremi, sta mettendo le basi per una stagione 2025 nei “binari giusti”. L’acacia rappresentava, come sempre, una scommessa importante, e in molte aree purtroppo il raccolto è stato fortemente ridotto. Tuttavia, le colonie si presentano in buono stato di popolazione e con scorte non abbondanti ma in crescita.

Se il meteo delle prossime settimane manterrà una certa stabilità, vi sono buone speranze per recuperare parte della produzione con i prossimi raccolti.

Mai come quest’anno si conferma quanto una gestione oculata degli alveari, possa permettere di affrontare stagioni non semplici senza drammatiche conseguenze.

Report inizio aprile: buona primavera! (Con dita incrociate)

Nonostante il meteo incerto, con continue precipitazioni e cali termici notturni, la vegetazione e le colonie di api hanno raggiunto l’assetto primaverile.

L’erica è in fioritura, e i raccolti sulle coste e sulle isole sono quasi ultimati, seppur non eccezionali a causa dell’instabilità meteorologica.

Attualmente sono in apertura il ciliegio, la colza, il salice e molte altre fioriture fondamentali per la ripartenza delle colonie.

In pianura si osservano i primi sciami, mentre in media collina sono presenti i primi fuchi.

Ciò indica che anche nelle zone di montagna non bisognerà attendere molto prima di adottare misure di controllo della sciamatura.

Le previsioni meteo non segnalano nell’immediato forti peggioramenti, ma rimane il rischio di una prima decade di aprile con afflussi di aria fredda dal Nord. Cali termici che già hanno recato disturbo e ucciso bottinatrici di rientro negli alveari (foto),

Questo potrebbe comportare gelate tardive che, considerando lo sviluppo vegetativo già avanzato, rappresentano una minaccia per la flora e, di conseguenza, per la disponibilità di nettare.

Purtroppo questo scenario lo ricordiamo bene poiché negli ultimi 6 anni si è già verificato più di una volta.

Lavori da svolgere in aprile

  • Ispezione delle colonie nelle giornate più calde per verificare la presenza della regina, la quantità di covata e le scorte di cibo.
  • Nutrizione stimolante, se necessario, con sciroppo zuccherino per favorire lo sviluppo delle colonie.
  • Controllo sanitario per monitorare eventuali patologie e intervenire tempestivamente.
  • Espansione del nido, aggiungendo telaini con telaini costruiti o fogli cerei (se le temperature permettono la costruzione dei favi) tra l’ultimo telaino di covata e uno di scorte.
  • Monitoraggio della sciamatura, osservando il comportamento delle colonie e preparando eventuali sciami artificiali.
  • Posizionamento dei melari in vista delle fioriture primaverili principali.
  • Attenzione alle condizioni meteo, per proteggere le colonie da eventuali ritorni di freddo tardivi.
  • Controllo delle fioriture per garantire alle api risorse nettarifere adeguate.
  • Gestione delle scorte, verificando che le colonie abbiano provviste sufficienti per evitare cali produttivi.
  • Pareggiamenti: per non lasciare indietro famiglie sane che però hanno avuto problemi di accrescimento rispetto alle altre colonie dell’apiario.

Fino alla prima decade di aprile, sarà essenziale monitorare l’evoluzione meteo e adottare strategie flessibili per garantire la migliore ripartenza alle colonie.

Entriamo in una fase molto delicata della stagione in cui le ora di lavoro in apiario aumentano esponenzialmente e dove spesso si è soggetti a cambi di programma a causa del meteo ballerino. Si consiglia un’attenta programmazione del lavoro che miri a prevedere gli imprevisti e ad agire in anticipo senza però andare ad alterare le dinamiche della colonia.

Report marzo 2025 – si scaldano i motori

Nel mese di marzo, le colonie di api in Toscana sono entrate in una fase di pieno sviluppo, favorite da condizioni climatiche miti e da una buona disponibilità di scorte residue dall’inverno.

 

Meteo

I mesi di febbraio e marzo sono stati caratterizzati da un inverno relativamente mite, con temperature medie superiori di circa 1°C rispetto alla norma stagionale. L’assenza di ondate di freddo significative ha favorito una ripresa precoce dell’attività delle api. Le precipitazioni sono state abbondanti nel mese di febbraio, contribuendo a un buon apporto idrico per la vegetazione, mentre marzo ha visto una prevalenza di giornate soleggiate, con temperature diurne spesso superiori ai 15°C e picchi fino a 20°C nelle zone costiere e di pianura.

Tuttavia, le escursioni termiche sono rimaste elevate, con nottate fredde che in alcune vallate appenniniche hanno registrato minime fino a -2°C/-3°C. Questa discrepanza tra le temperature diurne e notturne ha permesso alle fioriture di non essere particolarmente anticipate rispetto agli anni precedenti e, allo stesso tempo, ha limitato un’eccessiva deposizione da parte delle regine, contribuendo a un consumo più contenuto delle scorte.

Dinamiche territoriali

Costa e isole: si segnalano nascite di fuchi, indicando che le famiglie più forti stanno già preparando la stagione riproduttiva. In queste aree le api stanno importando nettare e polline da rosmarino ed erica, che rappresentano una risorsa importante per la crescita della covata. Purtroppo la fioritura di erica sembra destinata a breve durata danneggiata in parte dalle eccessive precipitazioni. 

Collina: La covata a fuco è ormai diffusa e la fioritura dell’erica è imminente, il che potrebbe favorire un ulteriore incremento della deposizione da parte delle regine e fornire risorse utili per la crescita delle colonie.

Alta collina: famiglie come di norma piuttosto ferme a causa delle temperature notturne ancora basse.

Si registrano diverse segnalazioni di colonie orfane, probabilmente a causa della presenza di regine mal fecondate nel 2024. Questo fenomeno potrebbe essere una conseguenza del clima instabile della scorsa primavera, che ha reso difficile una fecondazione ottimale delle regine.

 

Lavori del mese

Marzo è un mese chiave per preparare al meglio le colonie alla stagione produttiva. Ecco le principali operazioni da effettuare:

Verifica dello stato delle famiglie: Controllare la presenza della regina, l’estensione della covata e il numero di telaini occupati. 

Gestione delle orfanità: in caso di colonie orfane, valutare la sostituzione delle regine con nuove regine feconde se presenti o procedere alla riunione con famiglie più forti valutando prima l’assenza di patologie.

Monitoraggio delle scorte: sebbene siano ancora discrete il consumo in questa fase è molto elevato, è importante quindi monitorare il consumo per evitare carenze improvvise, specialmente nelle colonie in forte sviluppo.

Espansione o restringimento del nido: è probabile che alcune colonie invernate necessitino di un’espansione per dare spazio alle regine alla deposizione ed evitare la congestione del nido. Tuttavia, questa operazione non è sempre scontata: in areali caratterizzati da ritorni di freddo e gelate notturne, è fondamentale evitare di raffreddare la colonia. In questi casi, potrebbe essere più opportuno restringere il nido utilizzando due diaframmi per mantenere il calore all’interno della colonia e garantire il corretto sviluppo della covata.

Preparazione ai primi raccolti: le prime fioriture di erica e rosmarino potrebbero già offrire nettare e polline utili per lo sviluppo delle colonie. Monitorare l’andamento delle importazioni per valutare la necessità di interventi.

Valutazione delle colonie: in questa fase le colonie appaiono piuttosto eterogenee ed è opportuno valutare caso per caso il da farsi. Si sconsiglia al momento di pareggiare le colonie, poiché si rischierebbe di indebolire quelle più promettenti a favore di famiglie che potrebbero risultare irrecuperabili.

Conclusioni

Le condizioni attuali offrono una buona base per l’espansione delle colonie, con risorse nettarifere disponibili e scorte ancora presenti. Tuttavia, la gestione del nido, delle orfanità e il controllo delle patologie saranno aspetti cruciali, poiché, se trascurati, potrebbero causare gravi  cali demografici nel mese di aprile. Con un’adeguata attenzione e interventi mirati, le famiglie potranno svilupparsi in modo equilibrato e prepararsi al meglio per le prime produzioni primaverili.

Report febbraio 2025 – la stagione ai blocchi di partenza

Gennaio 2025 si è confermato come il più caldo in Toscana dal 1955.

Le temperature hanno registrato valori ben superiori alla norma: non sono mancate alcune brinate, ma di certo non sufficienti a delineare un vero inverno, specialmente considerando che per gran parte del mese le massime hanno oscillato tra i 15 e i 18°C, quando normalmente non dovrebbero superare i 10°C.

Difficile ipotizzare che questa tendenza cambi, ed è probabile avere temperature sopra la media per tutto febbraio, con un inverno che, almeno finora, è sembrato solo una parentesi e a questo punto speriamo non arrivi più.

 

Al momento, febbraio è iniziato con temperature e precipitazioni ben al di sopra della media, ma stanno mancando le nevicate, fondamentali per garantire un cospicuo e duraturo apporto idrico. La mancanza di un vero raffreddamento invernale potrebbe avere ripercussioni anche sulla stagione successiva, favorendo lo sviluppo precoce di parassiti e patogeni sia per le piante che per le api.

Fioriture anticipate

Sebbene le temperature massime abbiano toccato picchi elevati, il freddo notturno e l’elevata umidità atmosferica, con frequenti nebbie mattutine nelle vallate, hanno rallentato le fioriture del periodo che, sebbene in anticipo, non lo sono ai livelli delle ultime stagioni.

È comunque ancora presto per parlare di fioriture primaverili, ma quest’anno non si dovrebbero riscontrare problemi legati alla siccità, che in passato aveva compromesso la produzione di miele di erica, sulla e millefiori primaverile.

Nelle giornate di sole, le api sono già attive sui fiori di rosmarino, viburno e nocciolo, mentre in città si è già osservata la fioritura della mimosa, un fenomeno che negli ultimi anni si sta verificando sempre più in anticipo (già a gennaio). Questa fioritura anticipata potrebbe avere conseguenze sulla disponibilità di polline nelle fasi cruciali della ripresa primaverile.

Stato delle famiglie

Negli intervalli di bel tempo, gli apicoltori hanno ripreso le prime visite agli alveari, evitando però di aprire troppo le arnie per non disperdere il calore. L’obiettivo principale di questi controlli è verificare il consumo delle scorte invernali e lo stato della covata.

Le colonie ben invernate, con abbondanti riserve di miele, mostrano ancora un buon quantitativo di nutrimento, segno che il consumo durante l’inverno non è stato eccessivo. Questo potrebbe essere dovuto a una limitata deposizione da parte delle regine, che ha ridotto il fabbisogno energetico della colonia. Tuttavia, alcune famiglie hanno ripreso la deposizione più precocemente, aumentando i consumi e rendendo necessaria un’attenta verifica delle scorte.

Non mancano famiglie con riserve ridotte che necessitano di un’integrazione con candito. Inoltre, alcune colonie hanno subito un calo numerico tale da mettere a rischio la loro capacità di riprendersi in primavera, specialmente se nei prossimi mesi si verificassero ondate di freddo tardivo. È quindi consigliabile monitorare attentamente la situazione e, se necessario, intervenire tempestivamente per supportare le colonie più deboli.