Il 2021 è stato un anno tragico per l’apicoltura toscana e italiana: medie produttive mai così basse, primavera azzerata da gelate e incessanti interventi di nutrizione di soccorso hanno messo a dura prova gli alveari e l’intero comparto apistico.

Nei nostri precedenti report potete rivivere mese per mese il susseguirsi dell’annata apistica ormai conclusa, in questo articolo, al contrario, vogliamo delineare gli eventi positivi che comunque si sono verificati nel corso del 2021 per affrontare l’anno venturo con un po’ di ottimismo.

Produzioni di miele di castagno stabili

La raccolta di nettare di castagno ha visto un periodo di crisi dai primi anni 2000 a causa dell’avvento del cinipide. La Regione Toscana e le associazioni castanicole hanno intrapreso una lotta biologica serrata che pare da qualche anno abbia iniziato a dare i suoi frutti.

Sebbene dal 2016 le medie del castagno non abbiano quasi mai raggiunto le rese pre-cinipide la raccolta di questo nettare è stata costante. Sono 6 anni che mediamente, gli apicoltori che portano le api in zone vocate per la raccolta di questo monoflora, producono un melario di miele che sebbene non sia una resa eccezionale, in queste annate incerte rappresenta una costante a cui è difficile rinunciare.

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Lotta alla varroa – abbiamo le armi per arginarla e controllarla

Gli strumenti che oggi un apicoltore possiede per il controllo della varroa son molteplici e se applicati con i dovuti accorgimenti permettono di mantenere il livello di infestazione del parassita sotto la soglia di danno. E’ scontato che un piano aziendale di lotta alla varroa efficace non può sempre contare sui soli 2 trattamenti (estivo e invernale) a calendario ma deve necessariamente prevedere un monitoraggio del livello di infestazione di varroa ed eventualmente una lotta integrata al parassita anche con interventi tampone in primavera e/o in autunno. In definitiva con la varroa è necessario non abbassare mai la guardia ma Arpat, attraverso incontri mensili e l’assistenza tecnica, è in grado di aggiornare i propri soci su le operazioni che periodicamente sono necessarie per convivere al meglio col parassita.

Edera – l’ultimo miele dell’anno sta diventando il più importante

Gli autunni sempre più caldi stanno facilitando le api nella raccolta di nettari tardivi e tra questi l’edera è senza dubbio la fioritura che offre le più alte rese produttive.

Se il miele di edera non cristallizzasse nei melari molte aziende avrebbero probabilmente raddoppiato la produzione di miele 2021 e l’annata non sarebbe stata così negativa. Purtroppo la repentina cristallizzazione, che oltre alle evidenti complicazione di carattere produttivo non invoglia il consumatore all’acquisto, scoraggia molte aziende a produrlo. Sebbene per molti apicoltori non sia un miele commerciabile le tecniche per raccoglierlo esistono e qualora si preferisca lasciarlo tutto alle api rappresenta una risorsa indispensabile per affrontare l’inverno e soprattutto la ripresa primaverile. In questo 2021 le condizioni migliori per costruire fogli cerei si sono avute a marzo sulla costa ma soprattutto in occasione della fioritura dell’edera dove molti apicoltori hanno approfittato della massiccia importazione per allargare i nidi, far costruire i fogli cerei e creare telaini di scorte da somministrare alle api a fine inverno-inizio primavera 2022.

Un inverno che fa ben sperare

Inizieremo l’anno nuovo con temperature nettamente sopra media, fenomeno che comunque risulta molto più frequente di quanto ci sembri: il fenomeno infatti è dovuto a un ricompattamento del vortice polare che avviene spesso in questo periodo. Siamo quindi di fronte a un break invernale e al momento è difficile prevedere cosa succederà nei prossimi mesi.

L’inizio del mese di dicembre, al contrario, è risultato freddo con temperatura sotto zero su gran parte della regione a cui si sono susseguite precipitazioni consistenti e prolungate. Le basse temperature, anche se nel complesso l’inverno è stato tutt’altro che rigido, sono essenziali per le specie vegetali delle nostre latitudini così come lo sono per le nostre api per arrestare la deposizione di covata e ridurre il consumo di scorte e la fitness dell’alveare. Le precipitazioni finalmente consistenti andranno a risanare in parte le falde acquifere fornendo il giusto apporto idrico alle piante durante la ripresa primaverile. Se l’inverno, dopo l’attuale “pausa”, rimarrà tale e non ci saranno innalzamenti repentini di temperature a febbraio – marzo con successive gelate tardive, potremo avere una primavera finalmente “normale” ma per adesso possiamo solo sperare e fare tutti i possibili scongiuri.

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