Arpat, insieme alle altre associazioni regionali associate ad Unaapi, prende parte alla rete di monitoraggio Beenet. Il progetto è partito nel 2021 ed è finanziato dal Mipaaf col coordinamento del CREA.

Grazie alla collaborazione delle nostre aziende apistiche associate sono stati individuati gli apiari che faranno parte di una rete nazionale di monitoraggio di 300 postazioni in totale con la finalità di monitorare lo stato di salute delle colonie ed eventuali residui di fitofarmaci all’interno dei nidi (neo nicotinoidi, fungicidi, diserbanti anche con effetti correlati).

Su questa pagina potrete trovare tutte le info sugli sviluppi del progetto.

Beenet riprende la struttura e le finalità del precedente progetto Apenet che anch’esso ha avuto Arpat come associazione collaboratrice.

ape_fioreCome abbiamo più volte sostenuto, da sempre siamo convinti che sia estremamente importante creare a livello regionale una rete finalizzata al monitoraggio dell’intero apiario toscano. La grande sensibilità avuta dalla Regione Toscana verso le problematiche del settore apistico  e i recenti impegno presi  dalla Giunta e dal Consiglio regionale  hanno reso la nostra regione una delle promotrici del progetto  nazionale per il monitoraggio dei fenomeni di spopolamento e mortalità degli alveari (APENET).  Apenet è un progetto del Mipaaf finalizzato a chiarire le relazioni tra ape e ambiente per meglio comprendere le cause che hanno provocato mortalità di api e spopolamento di alveari nelle ultime stagioni produttive.

Il progetto è coordinato dal Cra-api e si appoggia localmente sulle strutture degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali. Alcune regioni hanno deciso di aderire con risorse proprie per aumentare le dimensioni del monitoraggio. La regione Toscana ha attivato tre moduli aggiuntivi nelle provincie di Siena, Firenze e Arezzo, coordinati dall’Izs e gestiti dalle Associazioni toscane degli apicoltori. Dal 2010 è attivo anche un modulo nella provincia di Lucca.

Per l’elevata varietà pedoclimatica della nostra regione a cui si accompagna  un’agricoltura e un’apicoltura  altrettanto diversificate ci hanno fanno ritenere necessario, per avere con buona approssimazione il quadro di ciò che accade nell’apiario toscano,  attivare 20 moduli composti da 5 apiari di 10 alveari ciascuno. Per l’individuazione del numero di moduli  è stata considerata la suddivisione del territorio regionale nelle sette aree agro climatiche omogenee come per la classificazione del Servizio agrometeorologico regionale.

Nelle  ultime stagioni  gli apicoltori toscani hanno segnalato una rilevante e sempre più estesa moria di alveari  che purtroppo si è verificata in montagna, in collina,  in pianura e in zone più o meno antropizzate. Solo tramite un’estesa e attenta attività di monitoraggi potremo capire se, tali perdite sono da attribuire alla presenza  di “vecchie” patologie, diventate negli anni di sempre più difficile controllo, e/o alla presenza di nuovi problematiche in primis un  crescente degrado ambientale e un uso sempre più esteso di biocidi. Ci preme sottolineare che alcuni i pesticidi di ultima generazione (neonicotinoidi) non sono stati totalmenti ritirati dal mercato e sono utilizzati non solo in aree dove è presente un’agricoltura intensiva, ma  anche ampiamente  in aree urbane (per la cura delle piante ornamentali)  e aree boschive (ad es. per  trattamento ragnetto rosso su abete)  ed è quindi estremamente importante verificarne l’impatto sulle api e sull’ambiente anche in questi contesti.

Arpat gestisce il modulo di Firenze. Grazie alla collaborazione dei nostri soci sono stati individuati i 5 apiari situati nei comuni di Borgo San Lorenzo, San Casciano, Prato, Montaione e sull’isola di Capraia.  

Rilevamento

ape_voloPeriodicamente (4 volte all’anno: dopo l’inverno; in primavera; durante l’estate; prima dell’inverno) gli alveari di ogni postazione vengono accuratamente controllati dal responsabile del modulo che fa capo al centro di coordinamento. Si controllano tutti i dati relativi allo stato sanitario, allo stato nutrizionale (abbondanza di polline e miele) e allo stato della famiglia (numero di api e di covata, età della regina, ecc.). Gli operatori, per la raccolta dei dati, dispongono di appositi moduli. Durante i controlli, debbono essere prelevati dei campioni di varie matrici apistiche (api morte, api vive, covata, miele, cera, polline) da sottoporre alle analisi di laboratorio (chimiche, patologiche, palinologiche).

Gli alveari che costituiscono le varie postazioni vengono gestiti, dal punto di vista del sostentamento nutrizionale e della difesa dalle malattie, come abitualmente vengono condotti gli altri alveari della zona. L’unica limitazione che si chiede all’apicoltore incaricato di gestire il modulo di rilevamento, è che i dieci alveari scelti nell’apiario siano stanziali.

Oltre alle quattro ispezioni annuali convenute, gli alveari sono normalmente controllati dall’apicoltore al fine di evidenziare eventuali anomalie nel comportamento, nello sviluppo della popolazione apistica, nei livelli di mortalità, o per l’insorgenza di malattie. In questi casi, anche se l’evento si verifica nei periodi compresi fra i quattro controlli previsti, deve essere immediatamente segnalato al responsabile del modulo .

Sintesi delle attività

Numero apiari per ogni modulo: 5 disposti in un area con un raggio di 50 km circa;

Numero alveari per ogni apiario: 10;

Controlli annuali delle postazioni: 4 volte all’anno (dopo l’inverno; in primavera; durante l’estate; prima dell’inverno);

Controlli per ogni alveare:

  1. Forza della famiglia [numero di api adulte, estensione della covata (opercolata e non, maschile e femminile), scorte (polline, miele opercolato e non), età della regina, presenza di fuchi, ecc.];
  2. Osservazioni sulla famiglia (mortalità, attività di volo, presenza di api con pallottole di polline, presenza di varroa, sintomi di peste americana ed europea, sintomi evidenti di altre patologie, comportamenti anomali, ecc.) e indicazione degli interventi sanitari adottati.
  3. Prelievo di polline, ed eventualmente di api morte (analisi agrofarmaci);
  4. Prelievo di api vive (analisi virologiche, nosema)

 Rilievi ambientali per ogni apiario

  1. Tipo di zona (pianura, collina, montagna)
  2. Destinazione d’uso del territorio (agricoltura, bosco, industria, urbanizzazione)
  3. Principali coltivazioni dell’area
  4. Dati meteorologici (temperature, precipitazioni, ecc.)

 Risultati

ape_capperoNelle famiglie sottoposte a osservazione, pochi sono stati i casi di patologie batteriche (7 casi di peste americana su 150 alveari), mentre più preoccupanti sono i dati sulle virosi associate alla varroa e sulla nosemiasi.

In toscana si conferma l’andamento a livello nazionale con il 53% degli alveari campionati positivi al virus dell’ala deforme (Dwv), il 46% al virus della covata a sacco (Sbv), il 26% al virus della cella reale nera (Bqcv) e al virus della paralisi acuta (Abpv) e il 18& al virus della paralisi cronica (Cbpv). 

Per quanto riguarda la nosemiasi, in nessun apiario è stata rilevata la presenza del Nosema apis mentre tutti i moduli hanno manifestato la presenza di Nosema caranae, trovato in maniera diffusa con valori variabili da un massimo di alveari colpiti per il modulo di Firenze pari al 34%, al 18% per Arezzo e al 13% per il modulo di Siena. L’andamento stagionale è stato fluttuante, con il picco di infestazione nel periodo primaverile.

In base ai primi risultati, la diminuzione degli alveari monitorati in Toscana (all’invernamento il 9,3% degli alveari monitorati) sembrerebbe dovuta a più fattori correlati: Varroa destructor con le virosi associate e Nosema ceranae.

Conclusioni

Una rete di monitoraggio sulla salute dei nostri alveari può diventare uno strumento utile a molti apicoltori che possono, con un semplice clic, monitorare l’andamento della stagione nelle diverse postazioni, quali sono i problemi sanitari e in futuro magari prevedere anche le produzioni. 

Sicuramente ci sono ancora degli aspetti su cui lavorare, la velocità nel diffondere i risultati e l’accessibilità degli stessi, l’inserimento di una quantificazione dell’infestazione di varroa e una scelta ancor più rappresentativa degli apiari (un territorio vocato all’apicoltura come la provincia di Grosseto è ancora fuori dalla rete!

Riteniamo comunque doveroso e necessario il contributo attivo dell’Arpat alla positiva riuscita del progetto.