Autunno – cosa succede alle nostre api
Il comportamento e la fisiologia delle api cambiano con il mutare delle stagioni. Durante la stagione produttiva (primavera-estate), le operaie hanno una vita breve, di circa 30-40 giorni, e seguono una sequenza di compiti prestabiliti.
In autunno, con la diminuzione della popolazione, nascono le api svernanti, che vivono per mesi e andranno a formare il glomere invernale.
Le api svernanti presentano caratteristiche fisiologiche diverse rispetto alle api nutrici e bottinatrici, con livelli di ormone giovanile bassi e un’alta concentrazione di vitellogenina.
L’entrata nello stato di svernamento e la conseguente formazione delle api svernanti dipendono da fattori come fotoperiodo, temperatura e disponibilità di risorse alimentari.
Un fotoperiodo ridotto e temperature più basse innescano lo stato invernale, portando progressivamente al blocco della covata. Anche la disponibilità di polline, influenzata dalla presenza di fiori e da condizioni climatiche favorevoli alla raccolta, gioca un ruolo, poiché risorse abbondanti possono ritardare la produzione di api invernali e anticipare la produzione di covata in primavera.
L’infestazione da varroa è una delle principali cause di perdite invernali, poiché danneggia la fisiologia delle api e ne riduce la longevità. Anche fattori genetici, la quantità di scorte e l’esposizione ai pesticidi influenzano la sopravvivenza delle colonie. E’ normale quindi come un corretto controllo della varroa e un’adeguata nutrizione, insieme a una buona gestione della postazione e della ventilazione, possono migliorare le possibilità di successo nello svernamento.
In questo momento della stagione, dovrò valutare attentamente se la colonia è sana e in forze, poiché, se le api svernanti in formazione non avranno il vigore e le caratteristiche fisiologiche adeguate, sarà difficile che riescano a superare l’inverno.
L’apicoltore può ancora fare qualcosa, chiedendosi se le api dispongono dei parametri necessari – api, scorte e regina – per affrontare la stagione fredda.
Regina: è ormai praticamente impossibile acquistare una regina, e ancor di più allevarne una partendo da un telaino di covata. Se ci troviamo di fronte a un alveare orfano, con regina non performante o fucaiola, è certo che non supererà l’inverno e, se non presenta patologie, sarà necessario riunirlo.
Api: Un favo popolato ospita 130-150 api per dm², vale a dire circa 3.000 api adulte. Un telaino di covata opercolata “legno-legno” su entrambe le facce conterrà api che sfarfalleranno entro 12 giorni e che occuperanno completamente la superficie di 3 telaini. Questi numeri sono essenziali sia per la composizione degli sciami sia per valutare la dimensione di una colonia durante questi mesi. E’ probabile che in questi giorni la colonia, grazie alle fioriture autunnali raggiunga il suo massimo numero di individui per poi decrescere fino alla ripresa vegetativa.
Scorte: È necessario valutare non solo la quantità di scorte, ma anche la loro distribuzione tra i telaini. Scorte troppo disperse tra telaini con famiglie minute non saranno accessibili durante la stagione fredda. Sarà quindi necessario stringere le colonie più piccole eliminando i telaini vecchi senza miele e somministrare nutrizione solida laddove non vi siano scorte sufficienti.
Quante api e quante scorte devono essere presenti al momento per un corretto svernamento?
In buona parte della regione, una colonia, non necessariamente enorme su 6-7 telaini ben(!) coperti di api, con almeno 3-4 sponde piene di scorte, è equipaggiata per superare l’inverno e prepararsi al raccolto primaverile.
Ovviamente, allontanandosi da questi valori le percentuali di morie e le ore lavoro aumentano, ma anche famiglie su 3-4 telaini popolati e con scorte sufficienti possono sopravvivere all’inverno.
Tuttavia, più piccola è la colonia, più sarà necessario lavorare sulla coibentazione e nutrizione per portarla a primavera.