Report febbraio 2025 – la stagione ai blocchi di partenza

Gennaio 2025 si è confermato come il più caldo in Toscana dal 1955.

Le temperature hanno registrato valori ben superiori alla norma: non sono mancate alcune brinate, ma di certo non sufficienti a delineare un vero inverno, specialmente considerando che per gran parte del mese le massime hanno oscillato tra i 15 e i 18°C, quando normalmente non dovrebbero superare i 10°C.

Difficile ipotizzare che questa tendenza cambi, ed è probabile avere temperature sopra la media per tutto febbraio, con un inverno che, almeno finora, è sembrato solo una parentesi e a questo punto speriamo non arrivi più.

 

Al momento, febbraio è iniziato con temperature e precipitazioni ben al di sopra della media, ma stanno mancando le nevicate, fondamentali per garantire un cospicuo e duraturo apporto idrico. La mancanza di un vero raffreddamento invernale potrebbe avere ripercussioni anche sulla stagione successiva, favorendo lo sviluppo precoce di parassiti e patogeni sia per le piante che per le api.

Fioriture anticipate

Sebbene le temperature massime abbiano toccato picchi elevati, il freddo notturno e l’elevata umidità atmosferica, con frequenti nebbie mattutine nelle vallate, hanno rallentato le fioriture del periodo che, sebbene in anticipo, non lo sono ai livelli delle ultime stagioni.

È comunque ancora presto per parlare di fioriture primaverili, ma quest’anno non si dovrebbero riscontrare problemi legati alla siccità, che in passato aveva compromesso la produzione di miele di erica, sulla e millefiori primaverile.

Nelle giornate di sole, le api sono già attive sui fiori di rosmarino, viburno e nocciolo, mentre in città si è già osservata la fioritura della mimosa, un fenomeno che negli ultimi anni si sta verificando sempre più in anticipo (già a gennaio). Questa fioritura anticipata potrebbe avere conseguenze sulla disponibilità di polline nelle fasi cruciali della ripresa primaverile.

Stato delle famiglie

Negli intervalli di bel tempo, gli apicoltori hanno ripreso le prime visite agli alveari, evitando però di aprire troppo le arnie per non disperdere il calore. L’obiettivo principale di questi controlli è verificare il consumo delle scorte invernali e lo stato della covata.

Le colonie ben invernate, con abbondanti riserve di miele, mostrano ancora un buon quantitativo di nutrimento, segno che il consumo durante l’inverno non è stato eccessivo. Questo potrebbe essere dovuto a una limitata deposizione da parte delle regine, che ha ridotto il fabbisogno energetico della colonia. Tuttavia, alcune famiglie hanno ripreso la deposizione più precocemente, aumentando i consumi e rendendo necessaria un’attenta verifica delle scorte.

Non mancano famiglie con riserve ridotte che necessitano di un’integrazione con candito. Inoltre, alcune colonie hanno subito un calo numerico tale da mettere a rischio la loro capacità di riprendersi in primavera, specialmente se nei prossimi mesi si verificassero ondate di freddo tardivo. È quindi consigliabile monitorare attentamente la situazione e, se necessario, intervenire tempestivamente per supportare le colonie più deboli.

Si avvicina la primavera, cosa succede agli alveari?

Per sopravvivere all’inverno, le api hanno sviluppato strategie sofisticate per far fronte alle basse temperature e alla scarsità di risorse. Con l’arrivo della bella stagione, la colonia si prepara a riprendere la sua piena attività. Vediamo come avviene questa transizione.

L’inverno nell’alveare: sopravvivenza e adattamento

Durante l’autunno, con l’accorciarsi delle giornate, la regina riduce progressivamente la deposizione di uova. Con il calo delle temperature, specialmente sotto i 10°C, le api si stringono in un glomere compatto per mantenere il calore necessario alla sopravvivenza della colonia. Attraverso la vibrazione dei muscoli del volo, riescono a mantenere l’interno del glomere a una temperatura stabile di circa 33°C, sufficiente per garantire la sopravvivenza della covata, se presente.

Quando la temperatura esterna torna a salire, la deposizione riprende gradualmente e la colonia inizia a prepararsi per la primavera.

Le api invernali: giovani e longeve

A differenza delle api nate nei mesi più caldi, che vivono in media 30-40 giorni, le api invernali possono sopravvivere fino a cinque mesi. Questa longevità è resa possibile da una fisiologia particolare: maggior accumulo di riserve energetiche e metabolismo più lento.

Un ruolo cruciale è svolto dalla vitellogenina, una proteina che funge da riserva nutritiva e aiuta a rafforzare il sistema immunitario. I livelli di vitellogenina sono alti nelle api nutrici e nelle api invernali, mentre calano drasticamente nelle bottinatrici.

Fattori che regolano l’uscita dallo svernamento

Il passaggio dall’inverno alla primavera è influenzato da diversi fattori che operano in sinergia:

Fotoperiodo: l’aumento delle ore di luce stimola la regina a riprendere la deposizione, anche se le temperature non sono ancora ottimali.

Temperatura: determina l’attività delle api e la formazione o lo scioglimento del glomere, ma non è il fattore principale che regola la ripresa della covata.

Disponibilità di risorse: la presenza di polline e nettare è fondamentale per il nutrimento della covata e per lo sviluppo della colonia.

Feromoni: il feromone della covata stimola le operaie a raccogliere polline e a maturare fisiologicamente, mentre il feromone delle bottinatrici regola il passaggio delle api operaie alla fase di raccolta.

Questi fattori agiscono insieme: l’allungarsi delle giornate stimola la deposizione, la presenza di covata induce le api a raccogliere polline e la temperatura determina l’uscita per la raccolta.

Se tutte queste condizioni si verificano contemporaneamente, la colonia può svilupparsi rapidamente.

Perché alcune colonie non superano l’inverno?

Non sempre tutto procede senza intoppi. Ci sono diverse cause che possono compromettere la sopravvivenza invernale delle api:

  • Varroa destructor: una non cerretta gestione di questo parassita in inverno indebolisce le api e trasmette virosi, rendendo molto difficile lo svernamento.

  • Scorte alimentari insufficienti: le colonie numerose e ben nutrite resistono meglio all’inverno, mentre quelle più deboli tendono a consumare più risorse e a non entrare in blocco di covata, esaurendo rapidamente le loro scorte.

  • Condizioni ambientali sfavorevoli: un inverno rigido non è necessariamente un problema per una colonia sana. Più insidiosi sono gli inverni miti, che spingono le api a continuare a covare e a consumare più scorte, aumentando anche il rischio di infestazione da varroa. Inoltre, i ritorni di freddo in primavera possono cogliere le colonie impreparate, lasciandole senza nutrimento e con un carico di covata da mantenere.

Come aiutare le api ad affrontare la primavera

Gli apicoltori possono adottare alcune strategie per migliorare le possibilità di sopravvivenza delle loro colonie e supportarle nella fase di ripresa:

  • Controllo della varroa: se non si è trattato in inverno o se crediamo che le misure intrapese non sono bastate, occorre agire tempestivamente con trattamenti a rapida effcacia. Una soluzione in questi casi estremi può essere effettuata rimuovendo la covata e impiegando apibioxal. 

  • Gestione delle scorte: verificare la quantità di scorte disponibili e, se necessario, fornire alimentazione supplementare sotto forma di nutrizione solida.

  • Posizionamento dell’apiario: assicurarsi che gli alveari siano ben esposti al sole, protetti dall’umidità e dai venti freddi.

  • Ristretto della covata: utilizzare diaframmi coibentanti aiuta le api a mantenere il calore necessario allo sviluppo della covata e a ridurre i consumi energetici.

 

Con l’arrivo della primavera, un’attenta gestione dell’alveare consentirà alle api di ripartire con forza, garantendo una stagione produttiva e riducendo i rischi di problemi futuri. L’apicoltore deve osservare con attenzione ogni segnale proveniente dall’alveare, per intervenire nel momento giusto e con le giuste strategie.

Tecnici in diretta – mercoledì 19 febbraio