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Se avessimo avuto a primavera il clima di settembre e ottobre staremo parlando di una stagione positiva o quantomeno accettabile. Temperature sopra la media, piogge nella media, umidità dell’aria non eccessivamente bassa; tutte condizioni favorevoli alla raccolta di nettare.
Dopo questa seconda primavera, il maltempo di inizio novembre

si sta rivelando importante per il ripristino delle falde acquifere, ma resta il timore che i gravi fenomeni meteorologici in Piemonte e Liguria, con ingenti danni anche ad aziende apistiche, si possano verificare anche in Toscana. Non bisogna inoltre trascurare che le precipitazioni riducono il tempo disponibile per le visite in apiario, essenziali per avere colonie pronte per la prossima stagione.

Fioriture
Le api hanno giovato dei raccolti tardo estivi – autunnali (edera, inula, nepitella, tarassaco, corbezzolo, erba medica), immagazzinando scorte come mai avevano fatto in questa stagione. Il raccolto di edera in particolare ha fatto registrare notevoli incrementi delle scorte nei nidi, si parla di alcune decine di kg nelle famiglie di dimensioni maggiori e non mancano alveari che superano i 50kg di peso.

Nelle famiglie in numero adeguato per bottinare, l’improvviso afflusso di nettare specialmente di edera, ha saturato i nidi rendendo difficoltoso per le regine trovare cellette per deporre le uova. Se da un lato questa massiccia presenza di miele è essenziale per lo svernamento è altrettanto importante che la regina sia in grado di deporre api destinate a sopravvivere nel corso della stagione fredda. La maggior preoccupazione al momento consiste nell’avere un numero sufficiente di api svernanti in grado di mantenere un glomere compatto e caldo. Il calore nel nido permette di mantenere bassa l’umidità, di far sviluppare una buona covata all’uscita dal blocco e facilita il consumo di miele cristallizzato. La gestione del miele cristallizzato in inverno risulterà cruciale quest’anno poiché, gran parte delle scorte sono costituite da miele di edera che come sappiamo cristallizza in una massa compatta che viene mal consumata. Tenere le famiglie compatte e numerose faciliterà il consumo di edera, se poi gli inverni saranno miti con massime sopra i 10 gradi le api potranno raccogliere acqua rendendo più facile il consumo di miele cristallizzato.
Alcuni apicoltori del senese e grossetano, dopo anni non produttivi, sono tornati a raccogliere un pò di corbezzolo. Si tratta di medie molto basse ma l’alto valore di mercato di questo monoflora giustifica il lavoro impiegato.

Situazione delle famiglie
Al momento, sia per l’impossibilità delle regine di trovare spazio per covare, sia per il calo delle temperature e delle ore di luce, molte colonie in collina e in quota sono in blocco o quasi.
Il calo termico ormai imminente potrebbe favorire l’entrata in blocco anche alle quote più basse.
Sulle coste e a ridosso delle città, dove difficilmente la regina interrompe completamente la deposizione, molte aziende hanno approfittato delle temperature miti di ottobre per ingabbiare le regine, chi si è attardato nel compiere questa operazione difficilmente troverà condizioni meteo adeguate nel breve periodo.
Sebbene sia ancora piuttosto presto per effettuare i trattamenti invernali contro la varroa, non mancano le aziende di media collina che, approfittando dell’assenza di covata, hanno gocciolato o sublimato gli apiari. Si consiglia a coloro che già hanno provveduto a trattare le colonie a valutare la reinfestazione di varroa nei prossimi mesi attraverso il controllo della caduta nautrale di varroa nei fondi o successivamente a sublimati.

Non mancano segnalazioni di famiglie con covata molto limitata che mostrano su questa evidenti danni da varroa, covata non compatta e api nascenti con ali deformi: indice di una elevata infestazione. In questi casi è opportuno valutare l’infestazione delle famiglie e più in generale di tutto l’apiario al fine di risolvere tempestivamente la situazione e se possibile effettuare velocemente un sublimato per abbattere l’infestazione almeno delle famiglie più colpite o di tutte se i livelli di infestazione lo richiedono. Il sublimato, al netto della difficoltà di somministrazione, del costo delle apparecchiature e dei rischi per l’operatore, è probabilmente il trattamento più indicato poiché può essere effettuato senza aprire gli alveari, quindi anche con clima non idoneo, ed ha un abbattimento della varroa immediato. Per queste ragioni costituisce in alcuni casi l’unica soluzione per salvare le famiglie e, nel caso l’infestazione di varroa dovesse perdurare, può essere ripetuto senza controindicazioni significative per le famiglie. Un tempestivo abbattimento della varroa permetterà di avere una futura covata sana, che avrà una buona vitalità e una longevità maggiore dalle generazioni pre-trattamento.

Cosa aspettarsi
In linea generale le colonie al momento sono numerose, ma sono in gran parte composte da api che hanno bottinato per un lungo periodo, inoltre se si dovessero verificare i problemi sopra elencati di re-infestazione e bassa deposizione è prevedibile un calo drastico delle colonie tra gennaio e febbraio.
La riduzione numerica delle colonie a fine inverno può essere un fenomeno normale ma se dovesse convolgere molti individui e coincidere con ritorni freddo prolungati (come nel 2018) potremo non avere colonie pronte per il raccolto a primavera.