L’associazionismo apistico in Toscana ha radici antiche che, anche nella nostra Regione, prendono origine dalla storia e dalle attività dei Consorzi Obbligatori degli Apicoltori. Ma è negli ultimi venti anni del Novecento che l’antica vocazione associativa dell’apicoltura toscana trova una rinnovata spinta propulsiva. Sia per le progressive difficoltà nella gestione sanitaria degli apiari, sia per i positivi stimoli derivanti dall’iniziativa legislativa della Regione Toscana che, già nel 1979, adottò un’importante legge per la tutela e il potenziamento dell’apicoltura. Si tratta della Legge Regionale N. 26 del 1979 che al primo articolo recita:

Norme per l’incremento dell’apicoltura.

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"Ai fini dell' incremento e della razionale utilizzazione delle risorse zootecniche minori della regione, per favorire lo sviluppo della più ampia gamma di potenzialità produttive agricole, nel rispetto della rinnovabilità delle risorse ambientali, la Regione Toscana assume iniziative atte ad assicurare lo sviluppo dell' apicoltura, a valorizzarne i prodotti, a tutelare la razza ligustica ed a salvaguardare gli ambienti usati come pascoli per le api, anche come fattore del miglioramento quantitativo e qualitativo delle produzioni agricole, con particolare riguardo alla frutticoltura.

La Regione promuove ed attua studi ed indagini sull' apicoltura ed adotta iniziative volte a diffondere le conoscenze biologiche e tecnologiche del settore, approva programmi ai fini della concessione di contributi a sostegno della attività apistica".

Le origini dell’Arpat vanno ricercate nell’Aipa, Associazione Interprovinciale Produttori Apistici. L’Aipa, presidente l’indimenticato Ulderigo Brizzi, nasce nel 1980 per rispondere alle difficoltà dovute a fenomeni di recrudescenza della peste americana, e anche grazie al forte impulso e sostegno della Comunità Europea per la formazione di associazioni di prodotto.
Tuttavia l’Aipa non riesce ad ottenere il riconoscimento regionale, questo perché la normativa in vigore all’epoca richiedeva agli apicoltori la disponibilità reale di terreni agricoli e non tutti erano in possesso di questo requisito.
Nonostante queste difficoltà iniziali, l’associazione era molto attiva e rispondeva alle esigenze del settore attraverso corsi di formazione e aggiornamento, assistenza tecnica e acquisto collettivo di materiali per apicoltura.

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L’Aipa collaborava con l’Unapi (ai tempi la sigla era con una “a” sola) e di quest’ultima è stata socio fondatore (ricordiamo ancora la collaborazione e le assidue presenze di Onelio Ruini alle assemblee ed alle iniziative dell’Aipa).

Nel 1983, per meglio rispondere alle esigenze di approvvigionamento del materiale apistico, l’Aipa promuove la nascita della Cooperativa Apitoscana.

Alla fine degli anni ottanta, in seguito ad una revisione della normativa, decade la pregiudiziale sui terreni per gli apicoltori, e vengono meno le ragioni che ostacolavano il riconoscimento delle associazioni apistiche da parte dell’Europa e delle Regioni. Grazie alla nuova normativa e all’impegno di Unaapi e Cia-Toscana nasce quindi l’Arpat che riceverà, sul finire del 1989, il riconoscimento della Regione Toscana ai sensi del Regolamento 1760/78/CEE.

Grazie a questo atto l’Arpat diventa così l’interlocutore ufficiale della Regione per il settore apistico e può quindi richiedere i contributi necessari allo svolgimento delle attività.

Il conseguimento del riconoscimento comunitario da parte dell’Arpat e la sua adesione, insieme ad altre associazioni apistiche regionali (Emilia, Piemonte e Lombardia in testa), a Unaapi (in sostituzione dell’Aipa che nel frattempo si era sciolta), consentono il riconoscimento dell’unione da parte del Ministero dell’Agricoltura. Da allora la partecipazione alle politiche apistiche e alle attività nazionali di Unaapi da parte dell’Arpat diventano elemento fondamentale di ulteriore crescita per l’associazione regionale.

Tra i primi progetti realizzati ricordiamo la campagna “Scegli Miele Toscano” (per la promozione nelle scuole del miele prodotto nella nostra regione). Un’iniziativa di grande successo che, negli anni, si trasforma nella campagna “Viva le Api” che è attiva ancora oggi negli incontri con le scuole in cui i collaboratori dell’associazione illustrano ai bambini la vita delle api, la loro importanza per l’ambiente e i benefici del miele nell’alimentazione. Durante queste iniziative, oltre a rispondere alle tante domande che i bambini pongono ai tecnici, viene loro regalato un campioncino di miele toscano.

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Negli anni novanta inizia l’attività di assistenza tecnica, con l’obiettivo di favorire l’ammodernamento e il potenziamento dell’apicoltura toscana, e la diffusione di una cultura apistica al passo con i tempi. È in questo periodo che all’interno dell’Arpat si crea il primo nucleo strutturato di esperti apistici.

L’assistenza tecnica assume negli anni sempre maggiore importanza. L’associazione, attraverso i propri tecnici, diventa la principale protagonista di una vera e propria battaglia educativa nei confronti degli apicoltori toscani finalizzata al superamento dell’uso degli antibiotici nell’allevamento apistico e all’efficace e coordinata lotta alla Varroa. E, sempre in questi anni, l’Arpat è parte attiva nella stesura della nuova legge regionale sull’apicoltura (la numero 69 del 1995).

 

Sulla scia del successo dell’Arpat nascono in Toscana altre associazioni a carattere regionale, spesso promosse dalle varie organizzazioni professionali agricole, con le quali Arpat ha sempre mantenuto una stretta e proficua collaborazione, conducendo politiche apistiche unitarie.

L’impegno richiesto dall’associazione porta ad un avvicendamento del consiglio, per cui il presidente Stefano Valleri, in carica sin dalla fondazione, cede, nel 1994, il posto ad Andrea Terreni, al momento non ancora apicoltore, ma più esperto in questioni amministrative e gestionali.

Tra le numerose iniziative del periodo va citato un servizio sperimentale integrato di assistenza tecnico specialistica nel settore apistico, realizzato grazie alla collaborazione di Arsia (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione del settore Agro-Forestale), altre associazioni apistiche toscane, Università di Pisa, Istituto Nazionale di Apicoltura e Istituto di Zoologia Agraria di Firenze. Grazie al progetto verrà realizzato lo spettro pollinico dei mieli toscani, base scientifica per la caratterizzazione del  miele toscano.

Sulla scia di questo importante risultato nasce il progetto finalizzato al riconoscimento dell’indicazione geografica protetta (Igp) del miele Toscano. Un’iniziativa promossa dall’Arpat alla quale aderiscono anche Toscana Miele e l’AAPT (le altre due associazioni che hanno ottenuto l’accreditamento dalla Regione Toscana). Le tre Associazioni danno vita al Comitato Promotore, stendono il disciplinare e presentano al Mipaaf la domanda di riconoscimento tuttora in attesa di risposta.

Le attività di formazione dell’Arpat aiutano a far crescere molti giovani apicoltori, che trovano spazio all’interno dell’attività dell’associazione favorendone un continuo rinnovamento.

Nel maggio del 2008, dopo aver svolto per due anni attività di assistenza tecnica, viene eletto Presidente Duccio Pradella, biologo, di professione apicoltore.

La collaborazione con le istituzioni è continua ed ha portato negli anni ad importanti contributi dell’Arpat nel processo di redazione della attuale legge regionale (L.R. 21/2009) e nella stesura e pubblicazione delle “Linee guida per l’applicazione dell’autocontrollo igienico-sanitario nella produzione primaria del miele”. Due strumenti fondamentali per la salvaguardia e sviluppo del nostro settore.

Negli anni Arpat ha esteso la sua rete di tecnici e collaborati per far fronte alle esigenze di un numero sempre crescente di aziende apistiche interessate ad implementare il proprio bagaglio culturale. Importantissima è l’attività di formazione rivolta sia a coloro che iniziano (corsi di primo livello) sia a coloro che sono già apicoltori.

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Grazie alla collaborazione con tecnici qualificati, per lo più con una formazione universitaria ed esperienze in campo, le attività dell’associazione crescono in quantità e qualità. I tecnici dell’Arpat diventano figure di riferimento anche in ambito nazionale, dove cresce e si rafforza la partecipazione attiva nelle iniziative dell’Unaapi, in particolare con la Commissione Sanitaria Nazionale da cui nascerà l’attuale CRT patologie apistiche, luogo di confronto e di scambio, ma anche di coordinamento di quanti si occupano di sanità degli alveari all’interno delle organizzazioni associate ad Unaapi.

 

Nella consapevolezza che il dialogo, la collaborazione, il rispetto delle competenze siano elementi fondamentali per la crescita, l’Arpat cerca, stimola e trova importanti collaborazioni col mondo della ricerca. L’ateneo toscano è tra i più attivi nel campo dell’apicoltura. Oggi oltre all’Università di Pisa, che vanta un’importante storia apistica, sono impegnati a svolgere attività di ricerca sulle api anche l’Università di Firenze (Facoltà di Agraria e Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali – Dip. di Biologia evoluzionistica) e l’Università di Siena. Proficue le collaborazioni con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana, la Fondazione per il Clima e la Sostenibilità e il Crea.

È proprio grazie a queste collaborazioni ed ad uno stretto rapporto con i propri soci che è stato possibile realizzare il Progetto Ligustica, Il Progetto Polline, il Progetto Apenet/Beenet e il Progetto Nomadiapp; tutti progetti caratterizzati da un’interazione costruttiva tra il mondo scientifico e il mondo produttivo. La rinnovata intesa con Unaapi, la collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Miele, e l’adesione a Beelife ha permesso ad Arpat di portare le proprie idee anche a livello nazionale ed europeo.
L’impegno di Arpat e la crescente sensibilità verso le api ha reso possibile, negli ultimi anni, di siglare importanti protocolli con vari comuni toscani finalizzati a salvaguardare gli impollinatori, le api e gli apicoltori.
Tanto è stato fatto ma molto ancora ma ancora molto è da fare.