Abbiamo iniziato il 2022 con (finalmente) un po’ di pioggia e neve sui rilievi appenninici al di sopra dei 5/600 metri con qualche puntata anche più in basso.
Le precipitazioni restano nettamente insufficienti, ed è inprobabile che nella parte finale di stagione si riesca a colmare il deficit. 
Dal punto di vista delle temperature non possiamo certo parlare di un inverno freddo, tuttavia non sono mancati cali termici notturni che hanno favorito brinate e nebbie nei fondovalle.

Le previsioni meteo per febbraio, almeno nella prima metà del mese, non sembrano indicare sensibili cambiamenti: brevi fasi fredde alternate a pause ben più miti (soprattutto in quota) e un assenza pressoché totale di pioggia e neve in montagna.

E’ possibile tuttavia che dalla seconda metà del mese si vada incontro ad una fase molto più instabile e forse invernale che potrebbe protrarsi fino al mese di marzo. Si tratta di uno scenario tutt’altro che scontato, specie se sopraggiungeranno situazioni più indecifrabili dovute a circolazioni secondarie tutte da valutare, ma l’augurio per il bene dell’agricoltura, è che porti pioggia e non faccia alzare sensibilmente le temperature.

Situazione fioriture

Le basse precipitazioni invernali e l’escursione termica hanno rallentato la fioritura autunno-invernale di alcune specie nettarifere; il corbezzolo, ad esempio, è fiorito molto in ritardo in Maremma con importazioni molto scarse.
Al momento abbiamo uno scenario regionale molto disomogeneo che vede zone come l’Argentario e in generale la Toscana meridionale molto avanti dal punto di vista vegetazione (erica con gemme florali chiuse in Maremma) e un areale appenninico di media alta collina dove le basse temperature notturne e la nebbia hanno mantenuto le gemme dormienti.

Situazione delle colonie

Sebbene nelle giornate di sole le massime di temperatura abbiano fatto registrare spesso valori tali da permettere una buona attività di volo per le bottinatrici i cali termici notturni non hanno favorito lo sviluppo della covata.
Grazie all’ultimo incontro online con i tecnici Arpat, che ormai gode di un numero di partecipanti che supera le 100 persone, è stato possibile tracciare lo stato delle colonie su gran parte del territorio. Riassumendo, da quanto detto nel corso dell’evento pare che:

  • le colonie di api, abbiano una popolosità in media col periodo o leggermente inferiore (famiglie piccole nel pistoiese),
  • non assistiamo ad uno sviluppo precoce della popolazione come accaduto nel 2021, le colonie si presentano con covata limitata (poco estesa su 2 telaini) ma in netto incremento;
  • discreti quantitativi di scorte ma destinati a ridursi se le rose di covata iniziano ad incrementarsi poiché impiegato per alimentare le larve e riscaldare una superficie maggiore di nido.

Fino ad oggi abbiamo quindi assistito ad un periodo più consono ad uno scenario invernale rispetto agli ultimi anni (molto caldi), con consumi di conseguenza, mediamente più bassi. Non mancano tuttavia alcuni areali che vedono già una presenza ridotta di scorte, sia per una ripartenza veloce sia per scarsi raccolti di miele autunnale.
Che si parli di montagna o pianura le colonie sono mediamente in grado di superare questi ultimi mesi invernali ma chiaramente se lo scenario del 2021 dovesse ripetersi, con un fine inverno caldo e crolli termici a primavera sicuramente dovremo intervenire per salvare gli alveari.

Lavori del mese

Siamo ancora in inverno ed è bene impiegare il maggior tempo che abbiamo a disposizione per compiere i lavori che difficilmente possiamo portare a termine quando la stagione entra nel vivo:
manutenzione attrezzatura, inserimento dei fogli cerei nei telaini, ricerca nuove postazioni e acquisto di materiale.
Nelle ore più calde è possibile fare visite approfondite in apiario anche se suggeriamo di non tenere ancora troppo aperte le colonie e limitarsi a verificare la presenza di scorte, la grandezza delle colonie e la presenza di regina. Si suggerisce, qualora fosse necessario, di nutrire le colonie ancora con candito, stringerle ulteriormente se piccole e riunirle se orfane o in numero esiguo per arrivare a primavera.