20 maggio, Giornata mondiale delle api: proteggere e conoscere per convivere

Il 20 maggio si celebra la Giornata mondiale delle api, un’occasione per riflettere sull’importanza di questi piccoli ma fondamentali insetti per l’equilibrio degli ecosistemi e la sicurezza alimentare globale. Le api, sentinelle della biodiversità, sono oggi minacciate da inquinamento, pesticidi e cambiamenti climatici. Il 20 maggio ci ricorda quanto sia ancora urgente promuovere una cultura del rispetto e della conoscenza verso questo insetto.

In questo contesto, ARPAT e Unaapi rinnovano il loro impegno con numerose iniziative sul territorio per celebrare le api, l’apicoltura e il ruolo centrale degli impollinatori. Tra queste, Mielerie Aperte, progetto nazionale che apre le porte delle aziende apistiche, offrendo ai cittadini la possibilità di visitare gli apiari, partecipare a laboratori e degustazioni, e conoscere da vicino il lavoro dell’apicoltore.

In Toscana, aderiscono a Mielerie Aperte le seguenti aziende socie ARPAT.

ARPAT sarà inoltre presente con uno stand a Rignano sull’Arno, in occasione dell’Antica Fiera del Bestiame, dove si terranno a cura di Arpat degustazioni di miele, attività ludico-educative per tutte le età e momenti di confronto con gli apicoltori.

Altro appuntamento importante è “Salviamo le api e gli impollinatori!”, evento in programma domenica 18 maggio 2025 alle ore 16.00 presso la Sala del Cappellone del Convento delle Clarisse a San Casciano in Val di Pesa. Un pomeriggio speciale dedicato ai bambini e alla tutela della biodiversità, con:

  • esposizione dei lavori realizzati dagli alunni delle scuole locali;

  • una merenda con prodotti dell’alveare;

  • consegna degli attestati di partecipazione.

L’iniziativa conclude un progetto educativo promosso dal Biodistretto del Chianti, che coinvolge imprenditori agricoli e divulgatori in attività formative sui valori dell’agricoltura biologica, la protezione degli impollinatori e l’educazione ambientale rivolta alle nuove generazioni.

In questa Giornata mondiale delle api, ARPAT invita tutti a partecipare e a scoprire la straordinaria ricchezza che il mondo delle api ci offre. Proteggerle è un dovere, conoscerle è il primo passo.

BeeNET che cosa è? I primi risultati

Apicoltori e Tecnici Arpat, hanno ripreso le attività di monitoraggio apistico per il progetto BeeNet. L’ arrivo della primavera ha già fatto riprendere l’attività con i primi campionamenti dagli alveari.

 

BeeNet è un progetto nazionale di ricerca, iniziato nel 2021 e che si concluderà nel 2024, che si prefigge di valutare il grado di inquinamento dell’ambiente agricolo attraverso l’analisi dello stato di salute degli alveari e dei residui di fitofarmaci presenti nelle sue matrici.

Arpat, come associata UNAAPI, gestisce 19 postazioni, quindi 95 alveari dislocate in quasi tutte le province della regione Toscana.

Per un totale di 367 postazioni, da 5 alveari ciascuna, distribuite in tutte le regioni d’Italia e gestite dalle principali associazioni apistiche nazionali.

BeeNet è la prima rete di monitoraggio apistico in Europa come numero di postazioni.

Quattro volte l’anno (marzo, giugno, settembre, novembre), apicoltori e tecnici sono impegnati nella valutazione della forza delle famiglie e nel campionamento di api adulte e pane d’api sulle quali il team di ricerca del Centro Agricoltura e Ambiente del CREA, che coordina il progetto, effettua le analisi per l’individuazione di patologie sulle api e dei residui di fitofarmaci nel polline.

Da marzo 2023 alcune postazioni della rete sono state dotate di dispositivi tecnologici per il monitoraggio in tempo reale dell’andamento del peso e della temperatura interna ed esterna degli alveari.

I primi risultati

Interessanti e allo stesso tempo preoccupanti, i risultati delle analisi effettuate sui campioni di pane d’api del primo anno di progetto su cui sono state ricercate 382 sostanze attive tra fungicidi, erbicidi, insetticidi e loro metaboliti. Dai primi risultati parziali emerge che a livello nazionale solo un terzo dei campioni (il 33%) era totalmente esente da sostanze attive, il  25% ne conteneva almeno 1 e il 42% ne conteneva più di 2.

Nei campioni dove sono stati trovati agrofarmaci, i fungicidi sono risultati i più rappresentati con il 71% dei campioni contenenti almeno un fungicida, seguiti dagli insetticidi per il 63% e dai diserbanti per il 14%.

E’ presto per tirare delle conclusioni sulle zone o colture dove l’impatto dell’inquinamento da fitofarmaci è maggiore ma per il momento, sulla base dei primi campioni analizzati, la Toscana non è tra le regioni con i risultati più preoccupanti mentre sono stati riscontrati valori più elevati nei campioni provenienti dall’Emilia Romagna, dal Trentino Alto Adige e dalla Valle d’Aosta.

Per ulteriori approfondimenti:

Simona Pappalardo