Report fine agosto – Verso l’autunno con difficoltà

L’estate sta volgendo al termine, ma il caldo pare destinato a persistere per buona parte della prossima stagione. Fortunatamente, nonostante le numerose giornate di caldo estremo, nettamente sopra le medie stagionali, non abbiamo avuto una stagione siccitosa.
La presenza di precipitazioni, seppur non sufficienti in tutti gli areali toscani, ha dato respiro alle api, permettendo loro di trovare un po’ di scorte e di arrivare ai raccolti autunnali con i nidi non completamente vuoti. Non parliamo certo di un agosto produttivo per le aziende apistiche: le melate di abete e di bosco non sono state raccolte nei melari e neanche il girasole ha reso quanto sperato, ma almeno alcune aziende non hanno avuto la necessità di nutrire in modo consistente.

Purtroppo, l’infestazione di varroa, come avevamo già notato a luglio dai monitoraggi effettuati per il CRT-Unaapi, è stata sopra la media. Abbiamo ricevuto molte segnalazioni da parte dei nostri soci riguardo apiari spopolati già a inizio agosto e dopo i trattamenti. Molte colonie, già pesantemente infestate a inizio estate, se non trattate tempestivamente, non hanno potuto beneficiare di trattamenti efficaci ma lenti, come l’ingabbiamento delle regine con apibioxal gocciolato dopo 24 giorni. 

Non mancano infine spopolamenti “sospetti” che possono essere ricondotti ad avvelenamenti causati da pratiche agricole vicine. In caso di sospetto avvelenamento, esortiamo i soci a contattarci e a congelare tempestivamente eventuali api morte o morenti situate di fronte al predellino di volo.

Attualmente, le operazioni necessarie per una corretta gestione delle colonie riguardano:

  • Verifica delle orfanità: è possibile che alcune regine vengano uccise per un’eventuale sostituzione e che possano essere mal accettate in seguito ai trattamenti. Non è sempre facile acquistare regine feconde in questo periodo e, in ogni caso, l’accettazione non è sempre garantita per colonie orfane da troppo tempo. È quindi necessario valutare se riunire le colonie sprovviste di regina con famiglie numericamente esigue, una volta scongiurata la presenza di patologie.
  • Verifica delle scorte: il clima estivo non fornisce una grande quantità di nettare, quindi è possibile che alcune colonie facciano fatica a formare nuova covata e ad accrescersi. È molto importante che le colonie arrivino alle fioriture autunnali numericamente in forze, per poter stivare buoni quantitativi di nettare per l’inverno e, soprattutto, per poter allevare un numero sufficiente di operaie in grado di superare i mesi invernali. Si dice spesso che la migliore nutrizione primaverile si fa nell’autunno precedente… niente di più vero!
  • Allargare o restringere il nido: valutare se è necessario allargare o restringere il nido in base allo stato delle colonie e delle scorte disponibili. Mantenere le colonie strette al caldo può essere una buona idea nel mese di settembre, con possibili cali termici e accorciamento delle giornate; attenzione però all’edera, che può stimolare le famiglie a costruire oltre il diaframma.

 

  • Monitoraggio del livello di infestazione di varroa: per verificare l’efficacia dei trattamenti estivi e valutare se le colonie siano adeguatamente “pulite” dalla presenza di varroa, è necessario effettuare nuovamente un monitoraggio a 30-40 giorni dalla fine del trattamento estivo tramite uno Zav o un Vec (link). Questo permette di valutare se l’infestazione è sufficientemente bassa per allevare api invernali senza problemi o se si riscontrano infestazioni che richiedano interventi dell’ultimo minuto per abbassare ancora l’infestazione a livelli accettabili intorno al 2-3%, permettendo alla colonia di sfruttare l’ultimo raccolto utile per l’allevamento delle api invernali. Altrimenti, si corre il rischio di vedere spopolate le colonie in novembre e dicembre anche in situazioni meno evidenti di infestazioni comunque eccessive.
  • Vespa velutina: l’autunno è il periodo in cui i calabroni aumentano l’attività di predazione sulle api. Pertanto, è fondamentale, soprattutto in aree anche lontane dal fronte, spendere qualche decina di minuti per attuare il monitoraggio attivo, posizionandosi defilati all’apiario in una posizione comoda da dove osservare i predellini per 20-25 minuti ininterrottamente e senza distrazioni. Questo metodo permette di osservare la presenza in aree con basse o bassissime densità, utile a evidenziare la presenza in areali di nuovo insediamento, dando quindi la possibilità, nell’autunno, di cercare di trovare ed eliminare il nido. In aree infestate o molto infestate, invece, è utile incrementare i trappolaggi massali e predisporre gli apiari con arpe, apparecchi elettrici che permettono di eliminare importanti quantità di velutine che cacciano in apiario, allentando la pressione predatoria e danneggiando i nidi di velutina che, avendo meno operaie, porteranno meno cibo e alleveranno meno regine. Oltre all’effetto benefico per la colonia di api della riduzione di predatori davanti ai predellini, che permette alla colonia di non essere limitata nei voli di raccolta, se ostacolati dalla presenza di molti predatori, che possono portare la colonia a morte da assedio.

Problematiche e malattie in una primavera intermittente

Purtroppo anche in questi primi mesi dell’anno, come nella scorsa stagione, registriamo raccolti scarsi o addirittura nulli, al punto di portare le colonie ad un ritardo o ad una riduzione dello sviluppo demografico. Nei casi più gravi, nelle colonie partite in ritardo o deboli dall’invernamento, abbiamo rilevato patologie che sono state avvantaggiate proprio da tali condizioni e, in casi estremi, morte per fame.

La mancanza di raccolto riscontrata in molte zone anche in questa primavera 2024 ha infatti nuovamente portato le colonie a dover sopportare condizioni di stress importanti in un momento stagionale in cui avrebbero dovuto svilupparsi, accrescersi e cominciare a riprodursi con la sciamatura, per poi passare infine all’accumulo di miele.
Un adeguato apporto alimentare, come per tutti gli organismi, è fondamentale per accrescersi, quanto più la disponibilità di risorse trofiche cala tanto più si arresta la crescita inficiando il mantenimento di un buono stato di salute oppure, nel peggiore dei casi, si giunge alla morte dell’individuo.

Dove le interruzioni di raccolto sono state frequenti anche le colonie già ben sviluppate e con adeguate scorte hanno avuto un rallentamento della deposizione della covata che in alcune zone è arrivata a una quasi interruzione totale.
Le uova delle api per i primi tre giorni non hanno necessità di essere alimentate ma dal quarto al nono giorno le larve richiedono sempre più alimento per un corretto sviluppo dimensionale e funzionale. Larve alimentate con deficit nutrizionali entro certi limiti danno origine ad api leggermente più piccole ma nei casi più gravi, in presenza di risorse limitate, le operaie che allevano la covata dovranno decidere se sottoalimentare tulle le larve o scegliere chi mangerà e chi no.

Questi meccanismi di risposta sono complessi e articolati ma risulta ben chiaro che nel momento in cui la covata non venga alimentata adeguatamente cominceranno a presentarsi dei problemi. 

Le api potrebbero quindi non ricevere abbastanza nutrimento per uno sviluppo completo e potranno soccombere, in altri casi subiranno cali di nutrizione che non ne impediranno il completo sviluppo ma, in condizioni di carenze di amminoacidi o semplicemente di zuccheri, diverranno più suscettibili alle patologie.

Oltre all’alimentazione anche le basse temperature e l’umidità influiscono negativamente sulle api esponendole maggiormente alle patologie. Le principali patologie che si verificano in questi casi sono di natura fungina: covata calcificata Ascosphaera apis e Nosema apis ormai rarissimo sul territorio nazionale soppiantato da Nosema ceranae.

Le condizioni predisponenti per la covata calcificata, malattia tipicamente primaverile, sono le stesse anche per la nosemiasi:
• temperature tra 22 e 30 °C, vale a dire larve poco riscaldate, rappresentano il suo habitat ideale.
• mancanza di miele nei nidi che funge da ottimo coibentante e volano termico permettendo alle colonie di tenere più facilmente sotto controllo i parametri ambientali interni dell’alveare al contrario la sua mancanza rende ancora più costoso metabolicamente la termoregolazione del nido.

La suscettibilità maggiore delle larve si ha quando vengono raffreddate immediatamente dopo l’opercolatura. Il raffreddamento può consistere in un lieve abbassamento della temperatura anche solo per poche ore, dai 34°C normalmente presenti nella covata.
Le larve più soggette a raffreddamento sono ovviamente quelle più periferiche rispetto alla rosa di covata e pertanto i nuclei e le colonie deboli risultano più a rischio.
Raramente l’esito della patologia porta a morte le colonie colpite ma le indebolisce
riducendone la produttività ed esponendole ad altre patologie, come ad esempio la peste europea.

Nosema
L’infezione da nosema è favorita tendenzialmente da primavere fredde e piovose, quando le api sono soggette a stress nutrizionali non riuscendo con continuità a reperire nettare e polline. Il clima piovoso fa aumentare ulteriormente le probabilità di contagio tra le api della colonia poiché le costringe a stretto contatto per tempi prolungati all’interno dell’arnia.
Il Nosema apis si manifesta con fenomeni diarroici anche importanti che portano ad un indebolimento progressivo della colonia, mentre ceranaea si manifesta in maniera non immediatamente evidente con una riduzione della longevità e aumento della mortalità delle operaie che avviene lontano dall’arnia.

Le patologie virali
In periodi “difficili” la deposizione può rallentare fino ad arrestarsi con la conseguenza di avere meno covata e di conseguenza un incremento percentuale di varroe/celle di covata allevate. Le api che nasceranno in tali circostanze potrebbero presentare una maggiore incidenza di patologie virali trasmesse dalla varroa con conseguenti ulteriori rallentamenti dello sviluppo della colonia e indebolimenti. Questa situazione potrebbe risultare estremamente grave soprattutto in casi in cui i trattamenti invernali avessero avuto una scarsa efficacia presentando già nella colonia un carico di varroa e di virus già elevati.

Proprio durante questi momenti negativi è possibile riscontrare differenze anche importanti tra colonie dello stesso apiario, tali disomogeneità permettono di selezionare le colonie che si mostreranno migliori nel fronteggiare questi momenti avversi e fare di necessità virtù.

Giovanni Cecchi