Aggiungi la tua azienda a “Mielerie aperte”

Sono aperte le adesioni alla rete Mielerie Aperte per le aziende che NON sono già iscritte.

Mielerie Aperte è un progetto nato con l’intenzione di portare i consumatori finali, interessati alla produzione del miele e degli altri prodotti dell’alveare, a contatto con il mondo delle api e con il valore culturale che il miele e i prodotti dell’alveare hanno.

UNA·API metterà a disposizione delle Aziende azioni e materiali essenziali in termini di formazione e promozione, al fine di raggiungere con accoglienza e informazioni corrette e condivise clienti curiosi e interessati.

L’adesione alla rete può essere fatta in qualsiasi periodo dell’anno e sarà attiva alla conferma da parte della segreteria, entro 30 giorni dalla compilazione.

Per aderire è necessario compilare il seguente link.

Per partecipare ed essere visibili nella mappa, in occasione della prossima giornata di apertura nazionale, il 16 novembre prossimo, è necessario iscriversi entro il 30 ottobre.

Prima di procedere alla compilazione:

– Leggere il Regolamento di rete

– Leggere il Regolamento d’uso del marchio

 – Preparare i file dei seguenti documenti: 

  • planimetria dell’azienda con indicati parcheggi, area di accoglienza utenti, aree dedicate allo svolgimento attività (solo per aziende che accoglieranno in sede aziendale o punti vendita fissi).
  • attestato di svolgimento corso di analisi sensoriale I livello (facoltativo).
  • massimo 5 foto che rappresentino la propria azienda e la propria attività. Non inviare foto contenenti minori o persone che non abbiano espressamente acconsentito alla pubblicazione online della propria immagine.  PER FAVORE NOMINARE I FILE DELLE FOTO IN QUESTO MODO:  città_provincia. città_provincia1….

40° Concorso Mieli Toscani: raccolta campioni

Siamo lieti di annunciarvi l’apertura della raccolta dei campioni per il Concorso dei Mieli Toscani, organizzato da ARPAT e giunto quest’anno alla sua 40° edizione: un traguardo importante che celebra la qualità e la passione degli apicoltori toscani.

Che tu sia un apicoltore per passione o un professionista del settore, questa è la tua occasione per valorizzare il frutto del tuo lavoro e far conoscere il tuo miele!

 

Requisiti di partecipazione

La partecipazione è aperta a tutti i produttori di miele toscano, purché:

  • ottenuto nell’ultima annata apistica,

  • estratto dai favi mediante centrifugazione,

  • perfettamente pulito,

  • con un contenuto d’acqua inferiore al 18,0%.

Dove consegnare i campioni?

Puoi inviare o consegnare personalmente il tuo miele presso:

  • ARPAT, Via Paolo Boselli 2 – Firenze

  • Bottega delle Api, Via Chiantigiana 92 – Firenze

📌 I campioni dovranno pervenire entro le ore 18:00 di mercoledì 15 ottobre p.v.

Informazioni utili

Scarica qui il regolamento completo e la scheda di partecipazione

Per domande o chiarimenti, contatta la segreteria:
📧 info@arpat.info | ☎️ 055 6533039
Disponibili dal martedì al venerdì, dalle 14:00 alle 18:00.

I mieli toscani autunnali: aromi e rarità di fine stagione

Continua il nostro viaggio tra i nettari che le api toscane incontrano con il passare delle stagioni. Dopo il susseguirsi delle abbondanti e variegate fioriture primaverili e dopo i raccolti estivi, l’autunno porta con sé un paesaggio più sobrio: le risorse disponibili sono meno numerose e i raccolti di miele più contenuti, ma non per questo meno preziosi. Le ultime fioriture dell’anno non hanno infatti soltanto un valore produttivo, ma possono essere fondamentali per la sopravvivenza della colonia, che accumula scorte per superare l’inverno e affacciarsi alla primavera successiva con nuova forza.

Andiamo dunque a scoprire alcune delle protagoniste del paesaggio autunnale toscano.

Edera (Hedera helix – Araliaceae)
Dietro la comunissima edera, rampicante sempreverde che tappezza muri, siepi e alberi, si nasconde una delle principali fioriture autunnali: sboccia proprio a settembre, senza quasi farsi notare, anche in ambienti ombrosi. È, in realtà, una delle produzioni più particolari, non solo per l’insolito periodo di fioritura, ma anche per le caratteristiche del miele che ne deriva.

Tanto è diffusa la pianta, tanto è raro il suo miele. Anche quando le condizioni meteorologiche lo consentono, solo raramente viene estratto, vuoi perché gli alveari non vengono predisposti per questo raccolto (assenza di melario), vuoi per le difficoltà che l’apicoltore incontra nell’estrazione e nella messa in commercio. La particolare composizione dell’edera vede infatti il glucosio avere decisamente la meglio tra gli zuccheri e, data la sua scarsa solubilità, provoca una cristallizzazione estremamente rapida. L‘apicoltore, che vuole prelevare i melari con il miele ancora liquido, non ha il tempo di attendere che tutto il melario sia opercolato e riempito, né di aspettare che abbia raggiunto la giusta umidità. Ne consegue che questo miele, anche dopo il raccolto, richieda una lavorazione ad hoc.

 

Il miele di edera si presenta quindi già cristallizzato, con un colore molto chiaro, bianco, dovuto ai numerosi cristalli di glucosio, che gli conferiscono questa tonalità. La cristallizzazione è finissima: i cristalli non sono percepibili al tatto e donano al miele una consistenza cremosa e quasi fondente, che regala una piacevole sensazione di freschezza.

L’odore e l’aroma sono caratteristici, intensi, pungenti, di sottobosco, muschio, legno verde, con una nota vagamente floreale. Il gusto non è amaro, ma nemmeno spiccatamente dolce. La sua cremosità lo rende ideale da spalmare sul pane della colazione, ma tra tutti i possibili usi consiglierei di gustare questa rarità così com’è, al naturale, semplicemente al cucchiaio.

inula

Inula (Inula viscosa – Compositae)
L’Inula è una pianta erbacea perenne, intensamente aromatica. I suoi fiori, giallo-arancioni e disposti a pannocchia, sbocciano da agosto a ottobre, offrendo alle api una preziosa risorsa autunnale. Cresce in ambienti vari, dai ruderi ai bordi dei torrenti, dalle spiagge agli incolti umidi, fino a 800 metri di altitudine. È comune in Toscana, soprattutto in Maremma, e si trova anche sulle isole dell’arcipelago toscano.

Ciò che sappiamo sulle caratteristiche organolettiche del miele di Inula è piuttosto sintetico: essendo un miele raro, se ne conoscono pochi dettagli e non è stato ancora condotto uno studio che permetta la stesura di una scheda di caratterizzazione ufficiale. Dai campioni osservati possiamo descriverlo come un miele chiaro, talvolta giallo, che cristallizza rapidamente. Odore e sapore sono di intensità debole o media, piacevoli e delicati. Questo lo rende un miele versatile nell’uso.

Corbezzolo (Arbutus unedo – Ericaceae)
Il corbezzolo, tipico elemento della macchia mediterranea, si riconosce per le foglie sempreverdi, i piccoli fiori bianchi e i caratteristici frutti rossi commestibili. L’offerta di nettare di questa pianta è generosa, tuttavia l’epoca di fioritura molto avanzata (novembre/dicembre) limita il raccolto alle zone dove l’attività delle api è possibile anche in autunno-inverno. In Toscana, le condizioni favorevoli si ritrovano soprattutto lungo la costa maremmana e nelle isole dell’arcipelago, dove talvolta si ottengono mieli uniflorali o comunque fortemente influenzati dal corbezzolo, nettare percepibile anche in quantità ridotte grazie al suo sapore intenso e inconfondibile.

Il colore è medio, ambrato nel miele liquido e nocciola, talvolta con sfumature verdi nel miele cristallizzato. L’odore è medio-forte, molto caratteristico, pungente: ricorda le erbe amare, le foglie verdi dell’edera, la linfa, il caffè bruciato. Al gusto sorprende per la sua forza: poco dolce, dominato da un amaro deciso che diventa la nota sensoriale principale, accompagnato da una leggera astringenza finale. È un miele persistente, unico, da abbinare con attenzione, pronti a restare stupiti dal miele dal gusto amaro.

Rosmarino (Rosmarinus officinalis – Labiateae)
Il rosmarino è una delle piante aromatiche più diffuse e riconoscibili del Mediterraneo: arbusto sempreverde, dalle foglie lineari e profumate e dai piccoli fiori azzurro-violacei. Oltre alla fioritura primaverile, infatti, questa pianta offre una seconda occasione di raccolto in autunno, particolarmente significativa nelle zone costiere e nelle isole dell’arcipelago toscano, dove le temperature più miti consentono alle colonie di bottinare anche in tarda stagione.

Al naso non è particolarmente intenso: può ricordare la violetta e la rosa, oppure il floreale di una saponetta profumata; presenta anche una nota caldo-fine, di mandorla, e un tocco aromatico. Infine, si può percepire una leggera nota di frutta fresca o vegetale. All’assaggio conferma la sua delicatezza: molto dolce, con un’armonia tra le sensazioni caldo-fini e l’aroma floreale.

I mieli autunnali, rari e complessi, offrono aromi e sapori unici, che ci scalderanno nei mesi freddi. Con l’arrivo dell’inverno, le colonie rallentano la loro attività e anche noi possiamo finalmente prenderci un momento di pausa, riposarci e goderci il raccolto, pronti in primavera a ricominciare il ciclo delle stagioni.

8 e 18 settembre: raccolta campioni Contest Dolce Vernio

nel mese di ottobre si  svolgerà a Mercatale di Vernio (PO) la manifestazione “Dolce Vernio”.

Come di consueto, all’interno della manifestazione, il Comune di Vernio (PO), con la collaborazione di Arpat, ha organizzato il Contest Dolce Vernio – “Il Miele più buono della Val di Bisenzio” la cui premiazione avverrà nell’ambito della manifestazione. 

I campioni di miele verranno assaggiati, oltre che da esperti, da un gruppo di consumatori, al fine di premiare il miele più gradito della Val di Bisenzio. 

La partecipazione al contest è aperta a tutti i mieli prodotti nella Val di Bisenzio, cliccando qui potete trovare il regolamento e la scheda di partecipazione.

La raccolta dei campioni avverrà nei giorni:

– solo per i soci Arpat – lunedì 8 settembre dalle ore 21:00 alle 22:30 presso la Parrocchia Galcetello – via 7 marzo, 35 – Prato 

– per i soci e anche i non soci – giovedì 18 settembre dalle ore 21:00 alle ore 22:30 presso la SALA DELLE CAPRIATE DELL’EX STABILIMENTO MEUCCI – via della Posta Vecchia, Mercatale di Vernio (PO) 

I mieli estivi della Toscana: il castagno e le melate

Si sa, l’estate, con la fine delle scuole e il periodo vacanziero, porta a fare bilanci: a spuntare tutte le voci dei programmi mentali che ci siamo prefigurati a inizio stagione. Fra queste c’è anche la produzione del miele, che in questo periodo sta rallentando o si sta fermando del tutto per via dell’innalzamento delle temperature e dell’arrivo della stagione secca.

Se volessimo immaginarci un elenco di mieli possibili per la nostra regione, prima dell’arrivo dell’edera e del corbezzolo autunnali, in questa fase dell’anno dovremmo porre l’attenzione sul miele di castagno e sulle melate: mieli più complessi da un punto di vista aromatico, ma apprezzati da un vasto pubblico.

Miele di castagno (Castanea sativa)
La pianta di castagno ha sempre rivestito un grande interesse per i suoi utilizzi: nella produzione delle castagne, per la paleria e per realizzare mobili di vario genere grazie al suo legname. Utilizzata sin dall’antichità, è molto diffusa su tutto il territorio regionale nelle zone più fresche, dall’alta collina fino ai 1200–1300 metri di altitudine.
La sua fioritura avviene fra giugno e luglio e, nonostante sia una pianta anemofila, è fortemente visitata dalle api e dagli impollinatori in genere.
Sebbene sia anch’essa soggetta al cambiamento climatico, si può affermare che la produzione del suo miele è quasi una certezza, seppur con quantitativi altalenanti negli anni.
Il miele che ne deriva ha la particolarità di rimanere liquido molto a lungo, grazie alla massiccia presenza di fruttosio. Il colore è ambrato rossastro, con sfumature che portano anche al verde, e se dovesse cristallizzare virerebbe sul marrone.
All’olfatto è pungente, acre, con note aromatiche che ricordano il legno, i vegetali cotti e il sapone di Marsiglia. Al gusto ritroviamo le stesse caratteristiche percepite al naso, con l’aggiunta di note amare, una bassa dolcezza e una persistenza prolungata.
Solitamente usato con i formaggi — dagli stagionati, per esaltarne le caratteristiche forti, alla ricotta, per contrastarne la dolcezza — può essere usato anche in panificazione per dare note aromatiche ai dolci, o in piccole quantità negli impasti di pasta fresca, come le tagliatelle, per dare un tocco di originalità ai primi tipicamente invernali.

Mieli di melata
In questo caso il plurale è d’obbligo, perché la famiglia delle melate include più componenti che, “grazie” all’innalzamento delle temperature e alla diffusione di colture agricole anche non tipicamente nostrane, si sta ampliando sempre di più.
A questo va aggiunto lo sviluppo degli afidi, una superfamiglia di insetti che pungono una moltitudine di piante per succhiarne la linfa, una sostanza zuccherina che viene parzialmente scartata affinché la loro dieta possa avere il giusto apporto/rapporto fra proteine e carboidrati.
Sappiamo che le api non disdegnano nessuna fonte di zucchero: pertanto, tutto ciò che qualcun altro lascia, le nostre amiche lo raccolgono e lo stivano.
Questo “rifiuto”, che segue lo stesso processo del nettare, è il miele di melata — per gli amici, semplicemente melata.
Tutte le melate hanno in comune la particolarità di essere meno dolci, essendo composte principalmente da zuccheri complessi, a catena più lunga, che, a differenza di saccarosio, glucosio e soprattutto fruttosio, hanno un potere dolcificante decisamente inferiore.

Melata di metcalfa (melata di bosco)
Identificata dall’insetto che la produce, la Metcalfa pruinosa, una buongustaia che punge una grande quantità di piante di specie diverse.
È un miele che rimane tendenzialmente liquido, ma la particolarità di non essere un miele di nettare lo rende solitamente più asciutto, con basse umidità che rendono il processo della smielatura un po’ più lento a causa dell’elevata viscosità.
Il colore è ambra scuro e, nel raro caso di cristallizzazione, diventa marrone.
All’olfatto ricorda il caramello, la frutta cotta e la conserva di pomodoro. Queste caratteristiche si ritrovano anche al gusto, con l’aggiunta di note maltate e di vegetali cotti, il tutto con una persistenza duratura.
In cucina è un valido alleato per rinforzare sapori decisi e come ingrediente di alcuni condimenti, soprattutto grazie al fatto che è lievemente salato.

Melata di abete
Si differenzia, a sua volta, fra melata di abete bianco e di abete rosso, ma per non confonderci ulteriormente proviamo ad unificare il tutto, visto che molte delle caratteristiche sono comuni fra le due.
Anche questo miele rimane molto viscoso e tendenzialmente liquido, e il suo colore è variabile dall’ambra chiaro all’ambra scuro, con sfumature rossastre e, alle volte, quasi nere.
Le note olfattive principali sono aromatico-balsamiche: ricordano l’affumicato, la cenere e la resina degli alberi, il caramello, e in aggiunta a queste vi sono sfumature di prodotti dolciari di varia natura.
Al gusto si ritrovano molte delle precedenti espressioni, cui si aggiungono la panna cotta, il latte condensato, la liquirizia e il maltato.
Anche questo miele è un valido alleato in cucina, sia come supporto di intensità, sia come contrasto al dolce.

 

In generale, possiamo definire i mieli estivi toscani come prodotti molto caratteristici e di elevata intensità, non sempre adatti a tutti i palati. Si deve considerare, però, che questa è proprio la loro forza: l’allontanarsi dal “classico” miele dolce per andare a coprire uno spettro di aromi e gusti che li rende unici e capaci di stimolare non solo i sensi, ma anche la parte intellettiva, donando un piacere completo.

Luca Baldini

 

La smielatura: il risultato di tanto impegno

Eccoci finalmente giunti al momento di raccogliere i frutti della nostra collaborazione con le api e la natura: il periodo della smielatura.

La fase che, se tutto è andato per il meglio, può darci grandi soddisfazioni e ripagarci delle cure e dell’impegno che abbiamo riposto verso le nostre api.

La prima cosa da fare è verificare che i melari che abbiamo dato agli alveari siano stati riempiti di miele ed opercolati per almeno il settanta/ottanta percento.

Questo fa si che con buona probabilità il miele abbia un grado di umidità intorno ai valori considerati “di sicurezza” ovvero intorno al 18%.

 

Per averne certezza è bene procurarsi un rifrattometro da miele (detto anche mielometro) che ci dirà con precisione il valore esatto; preferibili quelli a prisma anziché quelli digitali perché questi ultimi tendono a stararsi.

Appurato il livello di umidità, che dovrà essere riconfermato anche nel locale di smielatura, dobbiamo far uscire le api dal melario e lo si fa inserendo gli apiscampo fra l’arnia ed il melario stesso (ricordatevi di non metterli a contatto con gli escludiregina, che sono pressoché obbligatori per evitare che la regina salga a melario).

 

Trascorse 24/48 ore a seconda della diversa tipologia di apiscampo, è il momento di portare a casa i nostri melari.

Nel caso volessimo comunque smielare ma non avessimo tutti i telaini pieni, potremmo portarci a casa solamente quelli sufficientemente opercolati spazzolando via le api che vi sono sopra e ricordandosi di mettere nuovi telaini nel melario affichè non resti mai con spazi liberi.

Ricordiamoci che il fumo va usato sempre il meno possibile per non rischiare di contaminare il miele.

Giunti a questo punto possiamo decidere se proseguire in prima persona con tutte le fasi o se portare i melari ancora opercolati ad aziende o consorzi che si occupano di tutto il processo.

In quest’ultimo caso ci verrà fornito direttamente il prodotto finale, ma a noi piace immaginare di volersi sporcare le mani, quindi proseguiamo con le altre fasi.

Lo spazio scelto per la smielatura dovrà essere fornito di acqua corrente e dovrà essere organizzato in modo da avere superfici ben pulite e disinfettate.

Se non abbiamo la strumentazione dedicata, come ad esempio un banco per smielatura seppur semplice e meno costoso di quelli professionali, teniamo a portata di mano alcuni strumenti da cucina come leccapentole, insalatiere, pentole… insomma qualche attrezzo per raccogliere miele e cera, oltre che alcuni secchi per alimenti nel caso la vostra produzione sia abbondante (ne esistono di appositi per miele che hanno volumetrie standard).

Chiudete le finestre del locale anche con zanzariere per evitare di attirare eserciti di api e, se ne avete modo, accendete un deumidificatore da ambienti e magari anche un ventilatore per smuovere un po’ l’aria della stanza.

Entrando nel vivo la prima fase è la disopercolatura, ovvero la rimozione del tappo di cera che protegge il miele nelle cellette. Questa potrà essere fatta con dei coltelli appositi e con la forchetta disopercolatrice. Spesso è una fase lunga e richiede delle attenzioni in più per “stappare” tutte le cellette, ma con un buon sottofondo musicale la si supera con facilità.

Ricordiamoci che imbratteremo tutto di miele, quindi utilizzate le insalatiere, le pentole o le scatole per gli impasti da pizza, così raccoglierete la cera ed il miele che vi cadranno all’interno, riducendo al massimo gli sprechi.

La cera che raccoglierete sarà cera di opercolo, cera purissima; a fine operazione mettetela tutta a scolare dentro un colino, anche a maglie larghe, così recupererete del miele e potrete usarla per le candele o farla lavorare da terzi per avere in cambio i fogli cerei.

smielatura

Il passo successivo è la smielatura vera e propria. Questa la si fa mettendo i telaini già disopercolati dentro lo smielatore, la centrifuga apposita, che grazie alla rotazione farà uscire tutto il miele dalle cellette.

Ne esistono di manuali e di motorizzati, chiaramente i prezzi variano e le dimensioni, e quindi il numero di telaini che possono contenere, pure. Un buon compromesso per iniziare è uno smielatore manuale da 9 telaini, meglio se con possibilità di motorizzazione, così in futuro sarà più facile gestire numeri maggiori di melari… speriamo!

Non abbiate la pretesa di raggiungere manualmente le velocità di rotazione di uno smielatore motorizzato, queste si aggirano intorno ai 400 giri al minuto, difficilmente raggiungibili da noi esseri umani.

Ricordiamoci inoltre di non far salire troppo il livello del miele sul fondo perché oltre a bloccare i telaini nella rotazione, questo può venire a contatto con le parti mobili lubrificate con del grasso andando a compromettere la nostra amata produzione.

A mano a mano che il nostro miele uscirà dallo smielatore lo raccogliamo in un contenitore per alimenti e lo filtriamo con uno o più filtri a maglie sempre più fini (in genere ne bastano due), per farlo scolare nel nostro maturatore (decantatore), che può anche essere un secchio apposito in caso di piccole quantità.

In questo modo avremmo rimosso tutti i detriti, cera per la maggior parte, e reso il nostro miele più pulito possibile.
La fase della filtrazione spesso è quella che rallenta tutto il processo perché via via che i filtri fanno il loro lavoro raccolgono particelle solide che tapperanno le maglie; la vostra pazienza vi sarà grata se riuscirete ad avere a disposizione un doppione dei filtri così da poterli sostituire e pulire mentre gli altri stanno lavorando.

Una volta filtrato, il miele dovrà decantare nel maturatore, ben chiuso e conservato in una stanza asciutta e fresca, per un periodo che solitamente si aggira intorno ai dieci/quindici giorni, così da permettere alle particelle rimaste e alle bolle d’aria di salire in superficie essendo più leggere.

Questa schiuma superficiale potrà essere raccolta e mangiata tranquillamente, ci sarà solo un po’ di cera ma principalmente è un’emulsione di miele e aria che qualcuno apprezza molto…

L’ultima fase della smielatura è l’invasettamento. La dimensione dei vasetti la decidete voi in base a gusti ed esigenze; quelli in vendita preso i negozi specializzati non hanno necessità di essere lavati o sterilizzati, possono essere usati così come sono purché prestiamo attenzione nel maneggiarli.

Questo è il momento nel quale stiamo pianificando i vari regali di Natale e immaginando i sorrisi dei nostri amici e parenti nel ricevere il frutto dei nostri sforzi e della vita delle api. Un momento impagabile che ci regalerà un prodotto unico e irripetibile, oltre ad una grande soddisfazione per il risultato raggiunto.

Ma dei telaini sporchi di miele cosa ce ne facciamo?
Sarà impossibile togliere tutto il miele dai telai, ne rimarrà sempre un velo sottilissimo adeso alle pareti di cera. Rimettiamo i telaini nei melari e riportiamoli dalle api, ci penseranno loro in pochissimo tempo a ripulire completamente tutto il miele presente e ci faranno trovare i melari pronti a nuove produzioni.

Luca Baldini

I mieli toscani: i monoflora di inizio primavera

La Toscana e i suoi mieli

La nostra regione vanta una elevata biodiversità e un legame profondo con la tradizione apistica. 

Tra le molte varietà di miele prodotte, i mieli monoflora (o uniflorali) di inizio primavera svolgono un ruolo importante per le api e per chi le alleva.

Questi mieli, ricavati principalmente da una singola specie botanica, offrono al consumatore un’esperienza gustativa e olfattiva che riflette la ricchezza del territorio toscano.

Nonostante l’esperienza dell’assaggio sia insostituibile per apprezzarne appieno le caratteristiche, proviamo in questo articolo a tendere l’orecchio (o meglio il naso) su ciò che questi mieli raccontano ai nostri sensi.

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Miele di ciliegio (Prunus avium)

La pianta di ciliegio, conosciuta principalmente per i suoi frutti e per il legno nobile che se ne ricava, fiorisce tra la seconda metà di marzo e l’inizio di aprile, quando i campi e le colline toscane si ricoprono di fiori bianchi e rosati; produce miele anche da spontanea ma è in colture gestite dall’uomo che queste produzioni diventano rilevanti. La produzione di monoflora è saltuaria ed è strettamente collegata all’andamento stagionale, pertanto non è scontato trovare questo miele ogni anno.
Il nettare raccolto dalle api durante questa fioritura dà origine a un miele chiaro, bianco giallastro quando cristallizza ma può trovarsi anche sui toni ambra rossastri. La cristallizzazione avviene piuttosto rapidamente lasciando il prodotto pastoso e con cristalli fini. Ha un aroma che ricorda i fiori della pianta stessa e delle Rosacee in genere, della mandorla amara e del nocciolo di ciliegia, caratteristiche che ritroveremo anche all’assaggio. Delicato al gusto porta con sé note acidule e la freschezza tipica dei mieli cristallizzati.
È un miele ideale per dolcificare le colazioni e in generale gli spuntini dolci.

Miele di colza (Brassica napus oleifera, Brassica campestris oleifera)

La colza è una pianta foraggera coltivata prevalentemente per l’olio estratto dai suoi semi che viene utilizzato in larga parte per la produzione di biodiesel. Fiorisce da fine marzo a inizio aprile ma può prolungarsi anche oltre in funzione del periodo di semina. La sua fioritura offre alle api una fonte abbondante di nettare e di polline che contribuiscono all’esplosivo sviluppo degli alveari e che spesso causa frequenti e incontrollate sciamature. Essendo un seminativo la produzione di miele dipende fortemente dalla superficie coltivata, che a sua volta è legata alla richiesta dei sui prodotti di trasformazione.
Il suo nettare produce un miele che cristallizza molto rapidamente grazie all’elevata presenza di glucosio rispetto al fruttosio e con cristalli fini, a volte già nei favi, spesso portando con sé una maggiore umidità rispetto a quella considerata “di sicurezza” per non rischiare un’eventuale fermentazione (che solitamente è fra il 17% e il 18%).
Il miele prodotto è ambra chiaro in fase liquida, per poi virare verso il beige con sfumature grigiastre da cristallizzato. Mediamente intenso sia all’olfatto che al gusto, presenta una nota acida in bocca dominata da sentori di cavolo, crauti e verdura cotta che si ritrovano anche all’olfatto ma con intensità maggiore.
Le sue caratteristiche organolettiche particolari lo rendono un miele adatto alle preparazioni salate per dare ai piatti qualche nota vegetale in più.

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Miele di erica (Erica arborea)

L’Erica arborea è un arbusto sempreverde molto diffuso nella macchia mediterranea. La pianta viene utilizzata sia per il legno delle sue radici nella creazione di piccola oggettistica, pipe da fumo in primis, sia per realizzare scope da giardino (da qui il nome “scopa” utilizzato comunemente). La fioritura è generalmente tra marzo e maggio e non sempre riesce ad essere di utilità tale da farne un monoflora ma spesso contribuisce a far parte dei millefiori di questo periodo.
Il miele che ne deriva è di colore scuro, tendente all’ambra con riflessi rossi da liquido e una tipica torbidità, o al marrone e arancio quando cristallizzato. La sua consistenza è insolita e spesso ricorda più una gelatina che una vera e propria cristallizzazione, che comunque avviene piuttosto rapidamente.
Di intensità media sia all’olfatto che al gusto, al naso porta freschezza, note zuccherine cotte, di caramello e speziate mentre in bocca ricorda la caramella mou, la liquirizia e il legno di cedro, quello delle matite.
Il miele di erica è molto versatile e può essere utilizzato in cucina sia per dare un tocco di freschezza sia per esaltare le note aromatiche in piatti dolci o salati.

… e se non è un monoflora…

Tutti i mieli presentati sopra hanno caratteristiche distintive molto evidenti ma non sempre si riescono ad “isolare” per avere come prodotto un miele uniflorale. In primavera ad esempio può accadere che questi nettari si mescolino con la successiva importazione di nettare di acacia (Robinia pseudoacacia).

Ciò che si crea sono dei millefiori, ciascuno con dei mix di odori e sapori unici che rendono quei mieli delle singolarità irripetibili. Il millefiori infatti non ricerca delle precise caratteristiche organolettiche, al contrario contiene tutta la varietà delle fioriture presenti in quel periodo, in quel luogo. Qualche “purista” del miele monoflora potrebbe considerarli come un’opportunità mancata, per me sono una specialità!

Buona degustazione e al prossimo assaggio.

Luca Baldini

Iscrizione Mielerie Aperte, rinvio scadenza al 10 marzo

vi comunichiamo che il termine ultimo per l’iscrizione a Mielerie Aperte è stato rinviato al 10 marzo.

Mielerie Aperte ® è un progetto nazionale nato per volontà di UNAAPI – Unione Nazionale di Associazioni di Apicoltori Italiani – per far incontrare consumatori e prodotti dell’alveare.

In tutta Italia durante le Giornate di Mielerie Aperte ® (18 maggio e 16 novembre) le aziende apistiche aderenti aprono le porte al pubblico per raccontare in prima persona il mondo dei mieli e delle api.

Il progetto permette alle aziende di Mielerie Aperte di accedere gratuitamente ad un programma formativo e di comunicazione condiviso (12 ore di formazione online e nuove sessioni integrative), per accogliere al meglio il proprio pubblico.

Nel suo primo anno di vita, il 2024, il progetto Mielerie Aperte ha coinvolto ben 197 aziende raggiungendo circa 8000 visitatori, che hanno raggiunto le Mielerie in tutta Italia.

Concorso Mieli Toscani 2024 – ecco i vincitori!

Il Concorso Mieli Toscani 2024, giunto alla sua 39ª edizione, ha celebrato i migliori produttori di miele della regione, mettendo in risalto la varietà e la qualità del miele prodotto.

Questo evento annuale è un’importante occasione per riconoscere l’eccellenza nel settore apistico toscano, valorizzando non solo i premiati ma anche tutti gli apicoltori che contribuiscono a mantenere viva questa attività.

La selezione, riconosciuta dall’Albo Nazionale degli Esperti in Analisi Sensoriale del Miele,  è avvenuta suddividendo i campioni in categorie basate sul tipo di miele prodotto, garantendo un confronto equo tra realtà produttive diverse. Ecco i vincitori:

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Mielerie aperte – gli eventi dei nostri soci domenica 17 novembre

Una Mieleria Aperta è un luogo di confronto ed esplorazione nel mondo dei mieli e dei prodotti dell’alveare, dove conoscere e ascoltare chi ha creato un’alleanza speciale con le proprie api.

Ogni Mieleria possiede caratteristiche uniche e una storia da scoprire: queste sono le mielerie dei nostri soci, che il giorno 17 novembre apriranno le porte per una domenica all’insegna delle api e del miele.

Apicoltura Cecilia Lucarelli

Dalle 10:00 alle 16:30

Visita guidata a stanza smielatura e apiario con presentazione attività e degustazione del miele.

Via Adige, 1, 59021 Vaiano PO

apicolturacecilialucarelli@gmail.com

Apicoltura Ferrucci

Durata: 10:00 – 18:30

Degustazione Guidata di mieli di nostra produzione. Visita aziendale alla mieleria, al magazzino ed all’apiario olistico. Con noi due entomologi per presentare libri e scatole entomologiche.

Loc. Montegrossi, 25 – Gaiole in Chianti (SI)

emanuele.ferrucci@virgilio.it

Apicoltura Vallesanta

Dalle 9:30 alle 16:30

Degustazione mieli, esposizione api vive con didattica su vita e organizzazione dell’alveare, area bambini, visita laboratorio con dimostrazioni.

Via Nazionale, 16 Soci, AR 52011

 apicoltura.vallesanta@gmail.com

Az. Agr. La Beeo Baita

Dalle 11:00 alle 13:30

Visita all’apiario olistico, compatibilmente con il meteo. Seguirà degustazione guidata dei nostri mieli e breve presentazione del laboratorio di smielatura

Frazione Carbonile, 57, 50062 Dicomano FI

Contatti: labeeobaita@gmail.com

Azienda Agricola Sorelle Ferri S.S.

Dalle 10:00 alle 17:00

Sarà possibile conoscere come nascono i prodotti dell’alveare grazie anche all’arnia didattica, assaggiare i mieli e godere del profumo della cera trasformata in candele.

S.S Via Fratenuti, 1464/A, 58017 Pitigliano GR

Contatti: aziendasorelleferri@gmail.com

Azienda Agricola Tizzo Della Torre

Dalle 18:00 alle 20:00

Vi aspettiamo per un aperitivo a base di miele, idromele e altri prodotti dell’alveare, non mancate!

Sotto Al Poggio

Dalle 10:00 alle 17:00

La visita si svolgerà in un primo momento all’aperto, andremo a vedere gli alveari e poi, all’interno del laboratorio farò vedere le varie fasi di estrazione, prova di smielatura e degustazionee.

Strada del Giardino 1b, 58015 Orbetello GR

Contatti: lucloredana@gmail.com