Recupero sciami – L’ aspira sciami modulare
Chi effettua interventi di recupero sciami può talvolta imbattersi in colonie insediate da tempo in un determinato luogo, tanto sviluppate da rendere impossibile l’uso dell’aspira sciami classico a causa delle loro dimensioni.
In questi casi, è necessario disporre di un aspira sciami molto più capiente, che consenta anche lo sfarfallamento delle uova deposte dall’ape regina nei favi recuperati, ormai scuri e di grandi dimensioni.
Nel 2001, mi sono messo alla ricerca sul web per costruire qualcosa che potesse aiutarmi in questo tipo di recuperi. Non ho trovato nulla di realmente utile, solo molte ispirazioni e idee.
L’obiettivo era creare un sistema che offrisse spazio per aspirare le api e per inserire i favi tagliati. Da lì è nato il primo prototipo, tuttora funzionante e operativo, realizzato interamente con materiale riciclato.
Struttura dell’aspira sciami
Piano terra – La camera di depressione
Con due melari vecchi e danneggiati, ho rimosso i distanziatori da 9 favi e li ho uniti usando spine in faggio. Ho poi applicato nella parte superiore un nuovo distanziatore da 10 e fissato un pannello alla base. Su una parete ho praticato un foro del diametro del tubo di aspirazione.
In questo modo ho creato la camera di depressione, dove inserisco esclusivamente telai con fogli cerei.
Primo piano – La rete
Ho realizzato un parallelepipedo con una rete estraibile. Sopra la rete è presente un foro per il bocchettone collegato al motore di aspirazione.
La rete ha una doppia funzione: distribuire il flusso dell’aria aspirata e proteggere le api dalla corrente d’aria diretta.
Terzo piano – Il tappo
È un semplice pannello che chiude ermeticamente la camera di depressione e funge anche da piano d’appoggio per lo scomparto superiore.
Quarto piano – Lo scomparto dei favi recuperati
Utilizzando altri due melari riciclati, dotati di distanziatori da 10 e con distanziatore da 10 e spinati tra loro, ho realizzato il vano dove inserisco i favi tagliati.
I favi vengono adattati alle dimensioni dei telai senza filo e fissati con elastici verdi misura 70.
Grazie alla struttura “a grattacielo” dell’aspiratore, questo piano si trova a un’altezza di lavoro comoda ed è quello che si utilizza maggiormente durante l’intervento. Deve quindi essere pratico, sicuro e funzionale.


Il motore di aspirazione
A causa della linguetta della rete, non è possibile chiudere completamente la camera di depressione. Inoltre, la lunghezza del tubo, maggiorata e il peso complessivo dell’aspira sciami impongono che venga appoggiato a terra. Le curve del tubo aspiralato riducono notevolmente la forza aspirante del motore.
Per compensare, ho scelto un motore molto più potente rispetto a quelli impiegati negli aspira sciami tradizionali: un motore a turbina con forza di aspirazione di 25 kPa.
È importante precisare che la normativa italiana non obbliga i produttori a indicarne la forza di aspirazione (in kPa o Air Watt), ma solo la potenza in Watt. Tuttavia, un alto wattaggio non corrisponde necessariamente a una maggiore forza aspirante, che dipende invece dalla progettazione e meccanica del motore. Pochi produttori riportano questi dati volontariamente.
Fine dell’intervento
Una volta concluse le operazioni di aspirazione e rimozione dei favi, ho constatato che trasferire immediatamente le api è controproducente, specialmente in interventi lunghi (4-6 ore).
Non è consigliabile operare da soli, data la presenza di favi pieni di miele e il tempo necessario per inserirli nei telai con gli elastici.
La soluzione più efficiente è lavorare in coppia: uno aspira e taglia, l’altro aiuta e fissa i favi nei telai. In questo modo il lavoro procede con continuità.
Consiglio sempre di rimuovere i favi di miele per ultimi, la rimozione causa perdite di miele che si accumulano nel piano sottostante, creando un lago di miele dove le api che cadendo non riescono a liberarsi e morirebbero nel loro stesso cibo.
I favi di miele tagliati, una volta rimossi, vengono posizionati in un copri favo aggiuntivo da posizionare sopra il quarto piano.
L’attesa
Dopo l’aspirazione, rimuovo la rete facendola scorrere verso l’esterno e attendo 24-48 ore.
Durante questo periodo, le api risalgono dai fogli cerei della parte inferiore verso i piani superiori dove è presente la covata. Hanno così il tempo di pulirla, nutrirla e sistemarla.
Le api ceraiole iniziano anche a fissare i favi tagliati ai telai, grazie al miele lasciato nel copri favo.
Trascorso il tempo necessario, è sufficiente separare l’aspiratore all’altezza del tappo e prepararlo per il trasporto, preferibilmente dopo il tramonto, quando le temperature sono più basse e tutte le api sono rientrate.
Conclusioni
L’aspira sciami necessita ancora di alcune migliorie: il peso ostacola il trasporto e la manovrabilità; l’uso di vecchi melari deformati può compromettere l’ermeticità e la forza di aspirazione. Anche il carrello della rete andrebbe perfezionato, trovando un sistema di chiusura più efficace.
Mi piace però la sua altezza: essendo impilabile, rende il lavoro molto comodo. Dopo l’inserimento dei primi 2-3 telai, si crea anche un piano d’appoggio utile per coltelli, torce o altri strumenti necessari durante il recupero.


Alessandro Lascar