apicoltura e covid-19Per limitare la diffusione del Coronavirus sono state prese delle misure drastiche ma quanto mai necessarie; gli spostamenti e le uscite di casa oggi sono possibili solo per comprovate esigenze lavorative, comprovate urgenze, situazioni di indifferibile necessità o per motivi di salute.
L’apicoltura rientra tra le attività produttive necessarie e pertanto sono permesse le uscite per la gestione degli apiari e per le necessarie operazioni aziendali. Per tutti, senza distinzioni fra chi produce per autoconsumo e chi per commercio, vige l’imperativo di STARE A CASA quindi, sempre con l’autocertificazione e il documento della BDA, dobbiamo recarci in apiario solo per motivate, reali e necessarie esigenze connesse con l’attività. 
Alla luce di ciò è opportuno valutare prima di ogni uscita l’effettiva inderogabilità delle operazioni che si ha intenzione di intraprendere.

Aprile e maggio sono mesi cruciali per l’apicoltura e senza gli interventi necessari rischiamo di perdere le api sia per sciamature sia per andamenti stagionali avversi che possano, in pochi giorni, far esaurire le scorte di cibo agli alveari.
Per limitare gli spostamenti è necessario organizzarsi e giocare di anticipo in modo da poter allungare l’intervallo tra una visita e l’altra. 

Logistica e spostamenti

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Per evitare di dover fare più viaggi verso una postazione è sempre opportuno partire con il veicolo carico di tutto l’occorrente.

Sembrerà banale ma spesso succede di arrivare in campo sprovvisti dell’attrezzatura adeguata, è quindi sempre buona norma effettuare una lista delle operazioni che si intende fare in apiario, prevedere le situazioni che potrebbero verificarsi e avere un elenco di tutta l’attrezzatura necessaria per effettuarle.
In questo periodo le operazioni in apiario sono molteplici, oltre alla semplice visita per constatare lo stato di salute delle colonie, può essere necessario effettuare varie operazioni.
Allargare le famiglie: serviranno telaini costruiti o con fogli cerei, consigliamo di portare sempre un pennarello e segnare l’anno sui fogli cerei che si vanno a posizionare.

Pareggiare le famiglie: spostando api e/o telaini. In teoria si utilizza il materiale che si ha in apiario ma si possono inserire anche nuovi fogli cerei agli alveari da cui si preleva materiale, magari per sostituire telaini ormai vecchi.

Formare nuclei: saranno necessari portasciami, arniette, diaframmi, telaini, fogli cerei costruiti, candito, nutritori.

Rimuovere le celle reali: per “scellare” bastano leva, maschera e affumicatore, ma si raccomanda di annotarsi lo stato di sviluppo delle celle per ciascuna famiglia in modo da valutare se e quando sarà necessario ripetere l’operazione.

Recuperare sciami: serviranno telaini costruiti o fogli cerei, portasciami, scotch, diaframmi, forbici da potatura o cesoie, spruzzino, scala e molta pazienza.

Posizionare i melari: melari, escludi regina.

Nutrire: telai di miele se disponibili, candito e/o sciroppo, nutritori, imbuti o apposite pompe per rabboccare i nutritori, spruzzino e acqua per pulire i materiali da sciroppo caduto all’esterno in modo da evitare saccheggi.

Se abbiamo un veicolo di ridotte dimensioni si può valutare la possibilità di lasciare in apiario del materiale di scorta.
Anche se non si dispone di tettoie o prefabbricati è comunque possibile lasciare del materiale in prossimità degli alveari. I portasciami ben chiusi in posizione rialzata e ombreggiata possono essere dei contenitori utili per: telaini incerati (attenzione quando aumenteranno le temperature), nutritori e diaframmi.
Anche i melari possono già essere presenti in apiario posizionati o riposti con attenzione in un luogo riparato oppure sopra il coprifavo, così da averli subito a disposizione quando si riterrà opportuno utilizzarli. Ovviamente durante le visite il melario sopra il coprifavo è scomodo ma con pochi alveari risulta uno svantaggio decisamente trascurabile.

Operazioni in apiario

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Per limitare le visite è consigliabile anticipare lavori non strettamente necessarie e in dei casi effettuare operazioni in modo “più drastico” di quanto si tenda a fare di solito, facciamo alcuni esempi:
– se una famiglia deve essere nutrita valuteremo se aumentare la quantità di candito o sciroppo in modo da non doverci tornare nel breve periodo. Se ci accorgiamo che una famiglia o un sciame è sprovvisto di scorte o stimiamo che il quantitativo complessivo di miele presente non sia sufficiente a garantire l’alimentazione alle api per almeno 15 giorni (almeno tre/quattro kg di miele equivalente a circa un telaio da nido pieno di miele) consigliamo di alimentare con almeno 2 kg di candito;
– se lo sviluppo della famiglia è buono e si vedono già segnali che fanno prevedere la sciamatura (presenza di fuchi, cupolini, nettare fresco) daremo alle api più spazio del normale, magari aggiungendo un telaino in più del solito;
preferiremo una gestione del nido su 10 telaini o su 9 telaini più diaframma rispetto a tecniche a nido stretto che prevedono una tempistica e una precisione degli interventi maggiore.

Sarà sempre opportuno, una volta che effettuiamo le visite in apiario, sfruttare l’occasione per registrare informazioni sulla famiglia (quante api, quanta covata, quante scorte) che potranno essere utili come base per la pianificazione delle visite successive. (link scheda alveare).

Apicoltura e previsioni meteo

Per decidere al meglio quali operazioni effettuare è necessario analizzare attentamente il meteo e l’andamento stagionale.
A tal proposito si suggerisce di consultare il sito del Lamma che offre oltre alle previsioni, i dati delle diverse stazioni regionali (link).

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Consigliamo di non limitarsi alla sola lettura delle temperature, anche il parametro dell’umidità relativa può fornire informazioni utili per una corretta organizzazione delle visite.
Osservando questo grafico, ad esempio, si nota come all’inizio di marzo l’umidità relativa elevata permetteva di fare previsioni che facevano ipotizzare raccolti e aumento di covata. Ma nell’ultima settimana del mese l’umidità ha subito un crollo sotto il 60% e ciò ha determinato una netta riduzione delle disponibilità di nettare.

Per chi desideri approfondire sono disponibili modelli previsionali con diversi livelli di precisione e accuratezza che, interpretati correttamente da personale esperto, sono di aiuto per la formulazione di ipotesi sull’andamento meteoclimatico.
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QUESTA MAPPA FA RIFERIMENTO A VENERDI 10/4 ORE 8:00

Se pur di non facile lettura questi modelli possono fornire ottimi spunti: osservando previsioni come quelle dei giorni dal 6 all’10 aprile che mostravano giornate con umidità relative vicine o inferiori al 20% già dalle prime ore della mattina tipiche dei climi desertici, potevamo ad esempio ritardare di qualche giorno la posa del melario, le api infatti, come previsto, non hanno raccolto niente.

Su facebook ottime informazioni sono fornite dalla pagina “centro meteo Toscana”.

La sciamatura

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Il meteo di fine marzo e inizio aprile, decisamente freddo e ventoso con conseguente raccolto molto scarso, ha portato le famiglie a consumare parte delle scorte autunnali e ridurre o interrompere l’allevamento della covata. Questo fenomeno ha probabilmente posticipato l’inizio della sciamatura; con il procedere della primavera ci auguriamo che i flussi nettariferi aumentino e con essi prevediamo cresca la voglia di sciamare.
Il contenimento della sciamatura sarà probabilmente l’operazione più impegnativa del mese di aprile. Soprattutto coloro che hanno le api vicino a centri urbani dovranno, in questo momento d’emergenza, cercare di porre la massima attenzione al fenomeno in quanto gli sciami possono creare disagi, anche gravi, alla popolazione.
Con un’adeguata gestione delle famiglie è comunque possibile ridurre il fenomeno della sciamatura.
Una pratica da effettuare in questo periodo, come già detto, è il pareggiamento, operazione che consiste nell’aiutare le famiglie ancora non adeguatamente sviluppate con favi di covata tolti da alveari in condizioni migliori.
Questi spostamenti di favi non devono essere fatti senza aver prima effettuato uno scrupoloso controllo della covata che ovviamente non dovrà presentare alcun segno di patologia. Chi non vuole, per paura di diffondere eventuali patologie, o non ha necessità di pareggiare gli alveari può fare degli sciami alleggerendo le famiglie più forti che possono andare precocemente in sciamatura,
Una volta controllate le famiglie e valutate le scorte, quando troviamo almeno 7-8 favi completamente coperti di api su tutta la superficie sarà opportuno posizionare il melario. Programmando di effettuare visite non frequenti togliere più materiale (telaini, covata, api) del solito da una famiglia può significare un minor raccolto di miele ma può semplificare e/o ridurre la necessità di eliminazione delle celle (scellatura).

Facciamo qualche esempio:

– solitamente ad inizio aprile, a un mese dalla fioritura dell’acacia, molte aziende tolgono favi per rimanere su 5 telaini di covata, facendo poi “crescere” la covata di circa un telaio a settimana. Nella attuale situazione di emergenza possiamo valutare di lasciare la colonia con covata su 3/4 telaini ad inizio aprile.

– se abbiamo famiglie allevate in “cassettini” con possibilità di sviluppo massimo su 5/6 favi consigliamo di non lasciare più di 3 favi di covata e posizionare “in anticipo” il melarietto.

Esistono anche metodi “più drastici”, che però richiedono una discreta esperienza operativa, perché se non eseguiti correttamente possono aumentare invece che diminuire il rischio della sciamatura:

– E’ possibile togliere la regina e 2/3 telaini alla colonia con cui andremo a fare un piccolo sciame. Dopo dieci giorni andremo a scellare e lasciare una cella, massimo due, alla colonia “madre” e ad allargare lo sciame. Dopo circa un mese andrà verificata se la fecondazione della regina è andata a buon fine, in caso contrario si dovrà riunire la famiglia. Sono operazioni che limitano la produzione di miele ma riducono le visite, limitano la sciamatura e danno la possibilità di incrementare il numero di famiglie. E’ un metodo che possiamo decidere di effettuare solo sulle famiglie con regina vecchia di 2-3 anni (più incline a sciamare) o con regine “giovani” ma con marcato impulso sciamatorio.

– Ingabbiare la regina per un periodo di dieci giorni, scellare la settimana successiva e liberarla dopo 12-14 giorni, questo permette di creare l’interruzione di covata tipica della sciamatura e ciò va a limitare il successivo impulso sciamatorio.

– Clippaggio dell’ala: alcune aziende non certificate biologiche, per limitare il rischio che le proprie api sciamino in prossimità di abitazioni, effettuano la spuntatura dell’ala della regina. Questa tecnica non evita che la colonia sciami ma la regina, impossibilitata a volare, rimarrà di fronte all’arnia insieme a tutto lo sciame che potrà essere recuperato e/o rientrerà dopo poco nell’alveare abbandonando la regina. Il taglio dell’ala non è risolutivo e non evita del tutto successive sciamature con regine vergini, ma in questo periodo dove è meglio evitare di muoversi e ridurre gli spostamenti per la caccia agli sciami, rappresenta una tecnica che può essere presa in considerazione.

Varroa

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Nel mese di maggio o giugno (si spera non prima) è possibile notare i primi segni di varroa in famiglie o apiari in cui i trattamenti invernali non sono stati particolarmente efficaci. In questo momento, se la priorità deve essere effettuare solo visite non indifferibili, anche la gestione della varroa non fa eccezione. Nel mese di maggio è possibile iniziare i monitoraggi sull’infestazione della varroa con zucchero a velo per poter individuare eventuali casi critici di infestazioni che ci potranno permettere di anticipare i trattamenti rispetto al consueto calendario. Anticipare i trattamenti andrà a limitare un raccolto di miele tardivo, ma eviterà una conseguente corsa ai ripari se la situazione si presentasse troppo compromessa e richiedesse più visite di controllo e più nutrizioni per cercare di recuperare le famiglie, senza magari aver nemmeno avuto raccolto. (link video Arpat zucchero a velo).

Nutrizione

Non è una operazione frequente in questo periodo in cui si dovrebbe parlare solo di allargare le famiglie, controllo della sciamatura e di raccolto, ma, visto anche l’andamento climatico delle ultime due settimane è bene monitorare le scorte soprattutto in zone particolarmente esposte a venti o ai ritorni di freddo.

Viste le limitazioni negli spostamenti e le possibili lentezze sulle consegne dei prodotti impiegati nella nutrizione dei nostri alveari consigliamo di mantenere sempre una scorta di nutrimento in magazzino e ricordiamoci che tre/quattro kg di miele devono sempre esser presenti nei nostri alveari.

Nonostante la chiusura al pubblico della segreteria i tecnici Arpat sono raggiungibili per email o telefono per chiarimenti e suggerimenti.