Si avvicina la primavera, cosa succede agli alveari?

Per sopravvivere all’inverno, le api hanno sviluppato strategie sofisticate per far fronte alle basse temperature e alla scarsità di risorse. Con l’arrivo della bella stagione, la colonia si prepara a riprendere la sua piena attività. Vediamo come avviene questa transizione.

L’inverno nell’alveare: sopravvivenza e adattamento

Durante l’autunno, con l’accorciarsi delle giornate, la regina riduce progressivamente la deposizione di uova. Con il calo delle temperature, specialmente sotto i 10°C, le api si stringono in un glomere compatto per mantenere il calore necessario alla sopravvivenza della colonia. Attraverso la vibrazione dei muscoli del volo, riescono a mantenere l’interno del glomere a una temperatura stabile di circa 33°C, sufficiente per garantire la sopravvivenza della covata, se presente.

Quando la temperatura esterna torna a salire, la deposizione riprende gradualmente e la colonia inizia a prepararsi per la primavera.

Le api invernali: giovani e longeve

A differenza delle api nate nei mesi più caldi, che vivono in media 30-40 giorni, le api invernali possono sopravvivere fino a cinque mesi. Questa longevità è resa possibile da una fisiologia particolare: maggior accumulo di riserve energetiche e metabolismo più lento.

Un ruolo cruciale è svolto dalla vitellogenina, una proteina che funge da riserva nutritiva e aiuta a rafforzare il sistema immunitario. I livelli di vitellogenina sono alti nelle api nutrici e nelle api invernali, mentre calano drasticamente nelle bottinatrici.

Fattori che regolano l’uscita dallo svernamento

Il passaggio dall’inverno alla primavera è influenzato da diversi fattori che operano in sinergia:

Fotoperiodo: l’aumento delle ore di luce stimola la regina a riprendere la deposizione, anche se le temperature non sono ancora ottimali.

Temperatura: determina l’attività delle api e la formazione o lo scioglimento del glomere, ma non è il fattore principale che regola la ripresa della covata.

Disponibilità di risorse: la presenza di polline e nettare è fondamentale per il nutrimento della covata e per lo sviluppo della colonia.

Feromoni: il feromone della covata stimola le operaie a raccogliere polline e a maturare fisiologicamente, mentre il feromone delle bottinatrici regola il passaggio delle api operaie alla fase di raccolta.

Questi fattori agiscono insieme: l’allungarsi delle giornate stimola la deposizione, la presenza di covata induce le api a raccogliere polline e la temperatura determina l’uscita per la raccolta.

Se tutte queste condizioni si verificano contemporaneamente, la colonia può svilupparsi rapidamente.

Perché alcune colonie non superano l’inverno?

Non sempre tutto procede senza intoppi. Ci sono diverse cause che possono compromettere la sopravvivenza invernale delle api:

  • Varroa destructor: una non cerretta gestione di questo parassita in inverno indebolisce le api e trasmette virosi, rendendo molto difficile lo svernamento.

  • Scorte alimentari insufficienti: le colonie numerose e ben nutrite resistono meglio all’inverno, mentre quelle più deboli tendono a consumare più risorse e a non entrare in blocco di covata, esaurendo rapidamente le loro scorte.

  • Condizioni ambientali sfavorevoli: un inverno rigido non è necessariamente un problema per una colonia sana. Più insidiosi sono gli inverni miti, che spingono le api a continuare a covare e a consumare più scorte, aumentando anche il rischio di infestazione da varroa. Inoltre, i ritorni di freddo in primavera possono cogliere le colonie impreparate, lasciandole senza nutrimento e con un carico di covata da mantenere.

Come aiutare le api ad affrontare la primavera

Gli apicoltori possono adottare alcune strategie per migliorare le possibilità di sopravvivenza delle loro colonie e supportarle nella fase di ripresa:

  • Controllo della varroa: se non si è trattato in inverno o se crediamo che le misure intrapese non sono bastate, occorre agire tempestivamente con trattamenti a rapida effcacia. Una soluzione in questi casi estremi può essere effettuata rimuovendo la covata e impiegando apibioxal. 

  • Gestione delle scorte: verificare la quantità di scorte disponibili e, se necessario, fornire alimentazione supplementare sotto forma di nutrizione solida.

  • Posizionamento dell’apiario: assicurarsi che gli alveari siano ben esposti al sole, protetti dall’umidità e dai venti freddi.

  • Ristretto della covata: utilizzare diaframmi coibentanti aiuta le api a mantenere il calore necessario allo sviluppo della covata e a ridurre i consumi energetici.

 

Con l’arrivo della primavera, un’attenta gestione dell’alveare consentirà alle api di ripartire con forza, garantendo una stagione produttiva e riducendo i rischi di problemi futuri. L’apicoltore deve osservare con attenzione ogni segnale proveniente dall’alveare, per intervenire nel momento giusto e con le giuste strategie.

Report aprile 2024: fiori di acacia in arrivo!

L’8 aprile del 2021 la colonnina di mercurio in Toscana era scesa fino a -8 gradi compromettendo, su gran parte della regione, la produzione di miele e la sopravvivenza delle api fino a giugno. Esattamente 2 anni dopo nel 2023 le temperature erano scese nuovamente sotto lo zero annullando i raccolti primaverili inclusa l’acacia. Oggi la situazione è completamente diversa dal punto di vista climatico con temperature quasi estive che hanno toccato i 28 gradi. Sintomo di un clima ormai impazzito in cui appare sempre più difficile fare previsioni a lungo termine; ma tra i due estremi sicuramente apprezziamo più questo clima che ci ha anche fornito precipitazioni tra marzo e inizio aprile.

È evidente che l’alternanza di acqua e caldo ha fatto letteralmente sbocciare la primavera con fioriture imponenti e api che ne hanno potuto approfittare nei gironi di sole.

La tanto attesa acacia sta fiorendo nelle stazioni più calde e assolate e pare in anticipo di circa 10 giorni.

Purtroppo al momento non si registrano produzioni degne di nota in quanto il maltempo prolungato ha limitato l’attività di bottinatura in un periodo in cui il consumo di scorte delle colonie raggiunge il suo picco.

Nelle giornate calde e umide le colonie hanno sì raccolto molto ma per poi consumarlo nelle giornate piovose. Inoltre piante come l’erica (foto: L. Bongianni), che forniscono un considerevole apporto di nettare negli areali vocati, non sempre ha avuto fioriture particolarmente abbondanti probabilmente a causa delle piogge arrivate troppo tardi dopo un inverno siccitoso.
Siamo di fronte quindi ad una primavera calda ma piuttosto “tipica” con clima altalenate e incerto dove le colonie hanno avuto modo di accrescersi senza al momento avere avuto il tempo per immagazzinare scorte.

Un peccato se si pensa che specie importanti come erica e ciliegio siano ormai a fine fioritura e difficilmente avremo altre importazioni prima della fioritura della robinia. 

Difficile effettuare un bilancio complessivo delle colonie in questa prima parte di stagione dove, più che mai, abbiamo una forte disomogeneità tra stazione e stazione. È indubbio che le colonie abbiano giovato di questi ultimi giorni di bel tempo ma le precedenti precipitazioni prolungate hanno posto le famiglie sotto stress costringendo in più di una occasione le api ad arrestare la covata e gli apicoltori a nutrire.

Ad oggi, nel complesso, gli alveari in Toscana sono popolati con covata estesa ma con scorte ancora limitate anche se in lieve aumento. Ovviamente abbiamo sia apiari con miele nel melario, specie sulla costa e pianura e apiari con poche scorte dove le api hanno limitato la deposizione per non andare incontro a stress alimentari.

Le fioriture su cui possiamo fare affidamento al momento sono principalmente il ciliegio (ormai a fine fioritura), il biancospino, le brassicaceae e il prato.

La sciamatura è partita con qualche giorno di ritardo ma è facile prevedere che il perdurare di situazioni climatiche instabili, con giornate di pioggia che costipano le bottinatrici all’interno del nido, favoriscano l’accentuarsi di questo fenomeno rendendolo di difficile gestione.
Anche la fecondazione delle regine è arrivata in leggero ritardo sempre a causa del maltempo di inizio mese.

Un inizio primavera sicuramente non esaltante che non ha permesso produzioni su erica e ciliegio salvo rare eccezioni. L’instabilità climatica è destinata a perdurare con la preoccupazione che possa sovrapporsi alla fioritura dell’acacia e che possa complicare sensibilmente le operazioni di controllo della sciamatura. Nonostante ciò le precipitazioni, l’assenza di gelate, i venti contenuti e il generale buon stato delle colonie fanno ben sperare su possibili produzioni future. Non ci resta che incrociare le dita e prepararsi a lunghe (e speriamo produttive) giornate lavorative. 

Report marzo 2024 – ai blocchi di partenza

In questa prima parte del mese di marzo stiamo assistendo all’alternanza di frequenti ingressi di aria fredda e giornate più miti. Questa irregolarità sta portando piogge associate anche, brevi grandinate e neve in montagna fino a 1000 metri che subito tende a sciogliersi durante i pomeriggi più assolati.

Ci troviamo in una situazione tipicamente più invernale ma che è assolutamente normale in questa fase di passaggio stagionale tra inverno e primavera. Il problema è che ormai siamo abituati a inverni che hanno poco a che vedere con la stagione fredda, solo adesso stiamo finalmente assistendo a un inizio di primavera relativamente normale dal punto di vista termico.

Di positivo registriamo la pioggia e la neve in montagna che sono più che mai fondamentali per accumulare risorse idriche in vista del caldo estivo che sicuramente arriverà.

Non ci resta quindi che attendere la fine di questa fase dinamica di transizione tra inverno e primavera dove sole e pioggia si alterneranno più volte nel corso dei prossimi giorni…E dopo? Sperando che non si verifichino le temute gelate tardive, quando le medie termiche si alzeranno anche la notte, la stagione apistica entrerà ufficialmente nel vivo.

Situazione fioriture

L’alternanza pioggia/sole sta favorendo il rinnovo vegetazionale con fioriture imponenti; in fiore le piante appartenenti al genere Prunus, la borragine, i salici e molte specie di prato.  Ciò comporta, se il meteo consente alla api di volare, una buona importazione di nettare e soprattutto di polline, necessario per stimolare la deposizione di uova da parte delle regine.

L’erica partita sulla costa ha potuto beneficiare delle precipitazioni di fine inverno mentre è ancora indietro il ciliegio.

Puoi conoscere tutte le fioriture nettarifere di marzo cliccando qui. 

Situazione delle famiglie

Questo marzo “ballerino” risulta piuttosto simile a quanto successo un anno fa con la differenza, per fortuna, di più millimetri di pioggia caduti.  Queste alternanze di caldo/freddo e pioggia/sole rappresentano un problema per le colonie solo se in autunno non sono state in grado di formare un numero di individui e una quantità di scorte adeguata ad affrontare un inverno lungo.

Si sta incrementando il divario tra apiari di costa e montagna: i primi hanno una covata molto estesa con i primi fuchi ormai nati, mentre per le famiglie in medio alta collina siamo ancora 3-4 telaini di covata con un inizio di covata a fuco nelle stazioni più calde.

Commento

Nel mese di marzo gli scenari climatici possono cambiare drasticamente in pochi giorni ed è pertanto importante controllare che le api siano in grado di gestire al meglio spazi e scorte.

Non vi è ancora il rischio di sciamatura anche se nel grossetano, lungo la costa e sulle isole si hanno segnalazioni di famiglie già abbondantemente da melario e con la stagione della sciamatura ormai prossima.

Nelle altre zone più indietro ci possiamo ancora permettere di tenere le api più strette per garantire una covata più calda senza avere il rischio di sciamature.

Al momento i lavori in apiario in zone di medio alta colline, sono quindi gli stessi della seconda metà di febbraio dove si cerca di stringere le colonie per mantenere la nuova covata al caldo, gestire le orfanità riunendo e nutrire con soluzione solida negli areali dove la stagione non è ancora partita. Negli areali dove le colonie sono più avanti e le minime sono più miti si può procedere a bilanciare le colonie, nutrire con cautela anche con soluzione liquida e prepararsi all’allevamento delle regine ad alla gestione della sciamatura.

Report febbraio 2024 – verso la primavera incrociando le dita

Abbiamo da poco assistito ad un nuovo intervallo di maltempo che ha fornito in alcune zone precipitazioni consistenti. Sicuramente la vegetazione sta traendo giovamento dall’avvento delle piogge che negli ultimi inverni erano state assai più contenute. Quello che preoccupa però è la mancata presenza di nevicate, almeno sotto i 1500 metri, che rappresentano per tutto l’Appennino una riserva idrica consistente e duratura la cui assenza si farà sentire.
Nei prossimi giorni è previsto un sensibile miglioramento con temperature simili a quanto questo inverno ci ha ormai abituato: temperature miti con minime solo al mattino concentrate in pianura e nel fondovalle per effetto dell’inversione termica.
Questa alternanza di piogge e temperature miti sta facendo partire la stagione apistica in grande anticipo rispetto a quanto eravamo abituati anni fa ma, solo rispetto agli ultimi anomali inverni, pare che la vegetazione sia in leggero ritardo.
Sbocciata la mimosa con una fioritura imponente, il nocciolo, la borragine e altre fioriture di prato con i primi fiori di erica sulla costa attesi tra meno di 15 giorni.
Le colonie hanno ripreso a covare ormai da tempo (alcune non mai arrestato la deposizione), i consumi di scorte sono al momento ancora contenuti ma indubbiamente sarà fondamentale tenere in costante osservazione il peso degli alveari per evitare brutte sorprese.

E’ consigliabile stringere le colonie poiché la nuova covata può essere esposta a cali termici notturni in grado di comprometterne lo sviluppo. Per tale ragione può essere una buona soluzione stringere ulteriormente la colonia con uno o più diaframmi per facilitare al glomere la tenuta di una temperatura idonea allo sviluppo della covata.
A febbraio disponiamo delle ultime settimane per mettere tutto in ordine… è necessario premunirsi di materiale per affrontare la nuova stagione perché durante la primavera i tempi per molte operazioni fuori dall’apiario saranno limitati. Vi ricordiamo la fiera di Apimell a Piacenza dove potrete reperire attrezzatura di campo e laboratorio.

Report gennaio 2024 – primavera in vista e inverno non pervenuto

Ci stiamo ormai tristemente abituando ad inverni che, dal punto di vista delle temperature, si fa fatica a definire tali.
L’abbassamento termico nella seconda settimana di gennaio, a dire il vero neanche troppo intenso, pare più un’eccezione che già sta lasciando il posto ad un innalzamento termico accompagnato da nubi e precipitazioni sparse.
Il freddo intenso del Nord Europa pare infatti traslare verso est lasciando poche tracce nel bacino del Mediterraneo.
Non siamo ai livelli del 2022, che sarà ricordato come l’anno più caldo per la Toscana, ma sicuramente il trend a cui stiamo andando incontro è alla (calda) luce del sole.
Tuttavia le stagioni non sono mai uguali e, sempre rispetto all’inverno 2022, è doveroso fare alcune precisazioni:

• Il 2022 è stato un inverno più caldo ma con un più diffuso numero di brinate, il 2023 è stato più freddo ma, al momento, non si sono registrati particolari crolli termici.
• In entrambi gli inverni abbiamo avuto molte giornate nuvolose ma sicuramente il numero di eventi piovosi è stato sensibilmente maggiore nell’inverno 2023. Ciò sta comportando un netto giovamento a molte specie vegetali, erica in particolare, fenomeno che non si era verificato nella stagione precedente.
• Lo scorso inverno le api sono state relativamente più “ferme” con blocchi di covata certamente non duraturi ma susseguiti a più riprese. Quest’anno al contrario i blocchi sono stati molto limitati con gran parte degli alveari di costa e media collina che non hanno praticamente mai arrestato la deposizione.
• Il 10 gennaio 2022 già stavamo assistendo ad una fioritura anticipata di rosmarino, prugnolo, mimosa, borragine, altre fioriture di campo e nocciolo; al momento non pare che la situazione per le piante sia così anticipata.
Scorte nel complesso ancora presenti ma consumi più alti degli scorsi anni, si ritiene quindi necessario un continuo monitoraggio per non far arrivare le colonie alla fame.

Operazioni da fare
A gennaio si cerca di compiere quelle mansioni che difficilmente abbiamo tempo di svolgere in piena stagione.
Effettuare i trattamenti antivarroa se ancora non si sono fatti. Ormai sono da sconsigliare presidi di sintesi caratterizzati da un periodo lungo di rilascio, ormai non c’è più tempo a principi attivi registrati a base di ossalico in assenza di covata.

  • Approfittare delle ore calde per valutare le scorte e lo stato delle famiglie ma senza recare eccessivo disturbo alle api. Eventualmente stringere e/o nutrire con candito.
  • Programmare le operazioni che normalmente non si ha il tempo di effettuare a primavera: preparare i telaini, pulizia di materiali di campo e del locale di smielatura, acquisti e vendita del miele.
  • Recuperare e elaborare le informazioni sulle performance delle colonie per poter scegliere le migliori da predisporre per riprodurre nella prossima stagione e le peggiori per avviare alla sostituzione.
  • Cercare nuovi apiari
  • Riposarsi il più possibile in vista della stagione imminente